Vaccini: ragioni secondo ragione al contrario degli argomenti no-vax
Gentile direttore,
vedo dagli articoli di “Avvenire” che la fiducia nell’efficacia dei vaccini è diventata una… fede. Vorrei poter leggere sul giornale da lei diretto anche le motivazioni di chi è contrario. Non sono solo persone ignoranti e becere a sostenere questa tesi. Ho parlato con alcune di queste e le riferisco alcune motivazioni che mi sono sembrate valide: 1) ho fatto il Covid e ho difese immunitarie testate da un esame del sangue (fatto a mie spese); 2) ho una malattia autoimmune e nessuno mi dà sicurezze che questo vaccino non le aggravi; 3) il tempo di copertura di questi vaccini è sempre più breve... ; 4) ci sono state reazioni negative di cui non si parla; 5) Babbo Stato si sta intromettendo sempre di più nelle libertà personali con la scusa di fare il bene dei cittadini... Insegnanti e medici a cui è stato tolto lo stipendio... indicati al pubblico disprezzo col nome di no-vax! Per concludere, aggiungo che io ho fatto due vaccinazioni quindi non sono no-vax. Il dissenso è una ricerca di verità.
Quella dei vaccini anti-Covid, gentile signora De Bellis, non è questione di fede, ma di puro e semplice uso della ragione. E i cristiani dovrebbero sapere bene come fede e ragione si illuminino e sostengano a vicenda. Per quel che vale, poi, non credo affatto che tutti i no-vax siano persone «ignoranti e becere », ma so che certe polemiche no-vax lo sono. E so che quando a causa di una pandemia in corso “il morbo infuria” (135 mila morti, che senza le misure assunte avrebbero potuto essere sino a cinque volte di più) e il “pane manca” (a troppi di noi, a causa di quella che noi di “Avvenire” abbiamo subito riconosciuto come “pandemia sociale”), non si fa sventolare una dubbiosa “bandiera bianca” prendendosela con chi lavora per spezzare l’assedio del male. Certo ci sono anche fior di intellettuali e di pensosi benintenzionati tra i no-vax e i no-pass, ma quelli che dicono “no” ai vaccini, in buona parte (quasi interamente...) sono gli stessi che non volevano né mascherine né distanziamento né quarantene né regole strette per i locali pubblici. Questo, al paese mio, si chia- ma menefreghismo egoista. Ciò detto, prendo atto delle sue «valide motivazioni ». E in riferimento a esse, seguendo il suo schema, annoto: 1) aver contratto il Covid non assicura immunità alle sue varianti; 2) avere una malattia autoimmune rende una persona come lei più vulnerabile, quindi ha fatto benissimo dopo la guarigione a vaccinarsi due volte raggiungendo la soglia di ragionevole sicurezza indicata dai medici competenti ; 3) i vaccini sono affidabili eppure in via di perfezionamento (come ogni farmaco approvato) anche comprendendone meglio gli effetti nel tempo e comunque sempre meglio una protezione di sei mesi (invece dei nove previsti prima della variante Delta) che nessuna protezione; 4) dei pur limitatissimi casi di reazione negativa ai vaccini si parla eccome, anzi spesso se ne straparla così come di altri argomenti tipicamente novax, una realtà che lunedì scorso, 20 dicembre, ha sottolineato con amarezza lo stesso presidente Mattarella, ciò che piuttosto si tenta di negare è la “reazione negativa” della non-vaccinazione: ovvero la malattia grave e la morte di tanti no-vax, il contagio più facilmente procurato ad altre persone e la sottrazione di cure a malati con patologie diverse dal Covid a causa della “covidizzazione” di molti ospedali (lo dice uno come me, che si sta battendo sul piano delle idee per riaffermare il diritto alla cura di tutti, no-vax ovviamente compresi); 5) se lo Stato, attraverso chi lo rappresenta, non agisse con responsabilità in un tempo di grande emergenza come questo, sarebbe uno Stato criminale (e purtroppo nel mondo di questa criminale irresponsabilità abbiamo avuto e ancora abbiamo assurdi e persino empi esempi); 5bis) chi in sostanza reclama “libertà di infettare” (e di essere infettato) e ricopre una funzione pubblica, ringrazi in cielo di perdere lo stipendio e non il posto. Infine: “no-vax” non è un insulto, è una constatazione. Ma è vero, l’ho detto e scritto già parecchi mesi fa, che col passare del tempo e con l’aggravarsi della situazione per molti quelle cinque lettere con trattino diventeranno un macigno da portare sulle spalle e la riprovazione sociale di certi comportamenti diventerà sempre più pesante. Ecco perché credo che, se la pandemia continuerà a infuriare, si arriverà alla vaccinazione obbligatoria. I vaccini che ci stanno aiutando in questo 2021 a vivere, almeno qui in Italia, un Natale un po’ più sereno e libero di quello del 2020 e bisogna sperare che dopo aver frenato la variante Delta continuino a rappresentare un argine pure nei confronti della variante Omicron che sta già dilagando nel resto d’Europa (la Omicron, ricordiamolo, si è generata in una parte di mondo in cui la popolazione è assai scarsamente vaccinata per le scelte miopi ed egoiste dell’Occidente). La saluto, dicendole che lei ha ragione sul fatto che il dissenso può essere uno strumento utile nella ricerca della verità. Purché non incentivi deliberatamente il male, bestemmiando la vita e la solidarietà e arrivando, magari, a usare Dio per affermare pieno dominio sulla propria esistenza e indifferenza agli altri. Questa sì – se ci si pensa – può essere una importante questione di fede (pur restano del tutto una questione di retto uso della ragione).