Opinioni

Washington. I vaccini entrano nella corsa alla Casa Bianca

Assuntina Morresi mercoledì 19 agosto 2015
Uno dei temi su cui già è partita la campagna presidenziale negli Stati Uniti – si voterà nel 2016 – è... il morbillo. Più precisamente, la vaccinazione contro il morbillo e altre malattie, specie quelle tipiche della prima infanzia (pertosse, varicella...). Anche Hilary Clinton è intervenuta twittando «la scienza è chiara: la terra è rotonda, il cielo è blu, e #ivaccinifunzionano», mentre il dibattito è aperto soprattutto fra i repubblicani, fra i quali alcuni probabili candidati alle presidenziali hanno sostenuto la libertà dei genitori di vaccinare o meno i figli, attirandosi le ire di gran parte della comunità medico-scientifica. Il caso è scoppiato negli Usa dopo che, lo scorso dicembre, un’epidemia di morbillo scoppiata a Disneyland ha coinvolto più di cento persone in 17 Stati, estendendosi fino a Canada e Messico. La questione, molto più complessa di quella che in prima battuta potrebbe sembrare, è uscita dall’ambito sanitario per entrare in quello politico, e il dibattito americano ne è un esempio significativo.  A essere in gioco è l’equilibrio fra salute pubblica e libertà di scelta nei trattamenti sanitari, specie quella dei genitori rispetto ai figli: negli Usa il dibattito si è acceso intorno all’intangibilità delle libertà personali, pietra miliare nell’ordinamento giuridico e nella cultura americana. Le vaccinazioni sono rese di fatto obbligatorie perché necessarie per l’iscrizione scolastica, ma in quasi tutti gli Stati sono previste esenzioni per motivi religiosi e/o 'filosofici', cioè di tipo morale o personale, oltre che per motivi sanitari (in presenza di comprovate controindicazioni mediche). Le posizioni sono trasversali, fra repubblicani e democratici, ma recentemente la distanza fra i due schieramenti si è accentuata: fra i repubblicani esiste una maggiore opposizione a trattamenti obbligatori, mentre fra i democratici tende a prevalere la fiducia nei confronti della comunità scientifica, e quindi un più diffuso sostegno alle vaccinazioni. Per esempio, Howard Dean, candidato nel 2004 e già Presidente del Democratic National Committee, ha spiegato al New York Times che esistono tre gruppi di persone che fanno obiezione ai vaccini: il primo, di gente preoccupata per il nesso presunto con l’autismo – idea screditata (dimostrata poi falsa, dovuta a una frode); il secondo, di chi teme di avvelenare i propri bambini – idea dovuta a ignoranza – e il terzo di gente «sempre e comunque antigovernativa».   Il dibattito si è alimentato anche di casi singoli come quello di Rhett Krawitt, un bambino di 7 anni sopravvissuto alla leucemia dopo tre anni di chemio. Per bambini come lui è pericoloso sia contrarre il morbillo sia vaccinarsi, e l’unico modo per non ammalarsi è essere in contatto solo con persone vaccinate, beneficiando così della cosiddetta 'immunità di gregge': essere protetti da una malattia perché circondati da persone vaccinate, godendo di una 'vaccinazione indiretta'. Un effetto che però viene meno se cala la copertura (il 95% è il valore soglia al di sotto del quale non si dovrebbe scendere). Per questo il padre di Rhett ha chiesto di non ammettere bambini non vaccinati nella sua scuola a Marin County, in California, dove quasi il 6% dei piccoli negli asili è esentato per convinzioni personali dei genitori. Una battaglia che ha avuto larghissima eco nell’opinione pubblica, anche perché è stato Rhett, in piedi su una sedia davanti a un microfono, a raccontare la sua storia e raccomandare le vaccinazioni per tutti, in un discorso pubblico al distretto scolastico.   Lo scorso 30 giugno proprio il governatore della California, Jerry Brown, firmando una nuova legge proposta da due senatori democratici, ha eliminato le esenzioni per motivi religiosi o personali, mantenendo solo quelle per cause mediche, come già accade in Mississippi e West Virginia, che vantano una copertura superiore al 99%: chi rifiutasse di vaccinare i propri figli, non per motivi di salute, dovrà ricorrere all’home schooling (lezioni a casa). Il repubblicano Tim Donnelly, già candidato governatore, guida l’opposizione che sta raccogliendo le firme per un referendum, sostenuta da comitati di genitori come 'Our kids our Choice'. 'È diritto dei genitori prendere decisioni informate per i loro figli', è lo slogan di Donnelly, che però non rappresenta tutto il suo partito. Anche il popolare attore Jim Carrey si è scatenato: «Il governatore della California ha detto sì all’avvelenamento di bambini con mercurio e alluminio con i vaccini obbligatori. Questa azione fascista deve essere fermata», ha twittato, convinto del nesso – dimostrato inesistente – fra vaccinazioni e autismo.   Benché la comunità scientifica sia unanime nel riconoscere le vaccinazioni come una delle forme di prevenzione più sicure ed efficaci, il loro calo è oramai globale. È di ieri la denuncia dell’Oms: ogni anno muoiono 1,5 milioni di bambini per malattie evitabili con i vaccini.  Ovviamente, nella stragrande maggioranza di quei casi i trattamenti non sono purtroppo disponibili, ma dal Pakistan alla Nigeria sono numerosi i casi di rifiuto ideologico e violento dei vaccini, guardati con ingiustificato timore. In Occidente i movimenti antivaccini hanno progressivamente guadagnato consensi conquistando alla loro causa anche persone colte e istruite, che sempre più frequentemente portano i figli dal pediatra avendo già maturato un rifiuto convinto delle profilassi vaccinali indicate.  Sono posizioni che a volte emergono per via di – rare – complicanze drammatiche: i rischi non possono mai essere ridotti a zero, anche se è noto, provato e verificabile che i benefici per la salute di chi si vaccina e per l’intera comunità sono incomparabilmente maggiori. Molto più spesso, però, si tratta di obiezioni che non hanno una base scientifica, ma che riflettono piuttosto una pesante diffidenza nei confronti delle case farmaceutiche che producono vaccini e delle istituzioni che dovrebbero vigilare sulla loro efficacia evitando speculazioni.  E mentre in Australia il governo ha preso decisioni drastiche – dal 2016 niente assegni familiari e sussidi sanitari a chi rifiuta i vaccini – in Europa, Italia compresa, gli orientamenti sono differenti: affermatasi un’idea forte di autonomia e autodeterminazione personale, l’obbligatorietà delle vaccinazioni viene vista come un improponibile retaggio del vecchio paternalismo medico. La vaccinazione forzata di un minore da parte delle autorità sanitarie, contro il consenso dei genitori, sarebbe tollerata solamente in condizioni di eccezionale gravità, e non certo nella prassi quotidiana. Va comunque riconosciuto che l’obbligo è stato a lungo la garanzia perché tutti avessero accesso a questi trattamenti, quando il servizio sanitario era per pochi.   Si è quindi passati, in generale, alla vaccinazione fortemente consigliata e supportata dalle autorità sanitarie, mediante, per esempio, campagne informative e di immunizzazione nelle scuole, a volte affiancate a incentivi per gli operatori sanitari dedicati, mentre forme di obbligatorietà indiretta come la vaccinazione prerequisito per l’iscrizione scolastica sono più problematiche, perché contrapposte al diritto allo studio dei bambini non vaccinati.  In Italia, per esempio, non c’è esclusione nelle scuole per i non vaccinati. E se la scomparsa di tante malattie infettive ha contribuito a far abbassare la guardia, è altrettanto vero che una concezione esasperata del concetto di autodeterminazione non aiuta a risolvere il problema, al contrario: per quale motivo una persona informata e consapevole potrebbe invocare il 'diritto a morire', assistita dal servizio sanitario nazionale, e non potrebbe invece decidere se vaccinare o no i propri figli?   Una problematica complessa che il Comitato Nazionale per la Bioetica ha affrontato nel 1995 con un documento dedicato, e ha ripreso lo scorso aprile in una mozione approvata all’unanimità, con una posizione netta, senza ambiguità: si rilancia l’allarme per il calo delle vaccinazioni, sottolineandone invece importanza, efficacia, sicurezza, valore etico intrinseco insieme ad alcune raccomandazioni, e concludendo che «debbano essere fatti tutti gli sforzi per raggiungere e mantenere una copertura vaccinale ottimale attraverso programmi di educazione pubblica e degli operatori sanitari, non escludendo l’obbligatorieta in casi di emergenza».