Il direttore risponde. Uteri in affitto, la sinistra in Francia ragiona. E in Italia?
Caro direttore,
in Francia, l’unica nota positiva del (finto) rimpasto di governo è che monsieur Peillon non è più ministro dell’Istruzione e al suo posto c’è Benoît Hamon, il quale – tra l’altro – si era detto contrario all’utero in affitto. Cercando notizie su di lui ho trovato il documento di una «fondazione progressista» (http://www.tnova.fr/sites/default/files/extensiondudomaine.pdf) che prese una posizione molto ragionevole sull’argomento: la dimostrazione che anche a sinistra è possibile affrontare questi temi senza paraocchi ideologici. Mia traduzione dell’introduzione: «Diverse iniziative hanno visto la luce, a sinistra, in favore di una legalizzazione dell’utero in affitto (mères porteuses o Gestation pour autrui, Gpa, in francese), associato a una visione “progressista” della genitorialità. Il ricorso all’utero in affitto, in realtà, è assolutamente contrario a qualsiasi impegno di natura “progressista”. Mentre i partigiani della Gpa sostengono che, là dove è legale, essa si applica nel complesso in maniera positiva, uno studio reale di queste pratiche arriva alla conclusione opposta, tramite quattro constatazioni: 1) lungi dal risolvere i problemi, la legalizzazione dell’utero in affitto è una trappola giuridica che porta ad una moltiplicazione di conflitti spesso drammatici; 2) la commercializzazione del corpo femminile è la conseguenza concreta e praticamente universale di questa legalizzazione. Essa conduce quindi ad un nuovo sfruttamento, radicale, delle donne indigenti; 3) le conseguenze psicologiche di questa pratica sono largamente sottostimate e possono essere gravi; 4) l’utero in affitto, lungi dall’essere un progresso, è una causa di regressione e una cattiva battaglia per la sinistra, la più recente e forse la più sconvolgente delle estensioni nel campo contemporaneo dell’alienazione». Anche nelle file della sinistra italiana qualcuno comincia a ribellarsi a certi diktat ideologici; ma mi chiedo Matteo Renzi che fa, che cosa pensa?
Mauro Zanzi