Opinioni

Stili di vita. Educhiamoci al disarmo dei cuori

Lello Ponticelli venerdì 22 marzo 2024

Come non restare a guardare in questo crescendo di “tutti contro tutti”? Vogliamo fermarci e agire, come ci ha chiesto il Papa nel messaggio quaresimale. Fermarci, per implorare da Dio il dono della pace; agire, per essere nel quotidiano quegli artigiani di pace che controbilanciano il fragore sempre più forte delle armi con una scelta coraggiosa di non violenza e di disarmo.
Disarmo, ecco la parola da incarnare, mentre rischia di sparire come inutile, utopica, fastidiosa, blasfema: poche, infatti, sono le voci che insieme al Papa e ai piccoli della terra osano pronunciarla! Eppure il disarmo sarebbe la scelta più lungimirante e più furba che si possa fare. Disarmo, altro che soltanto cessate il fuoco, o deterrenza! Da quello nucleare fino a quello che impedisce il proliferare delle armi per la cosiddetta “legittima difesa”: quale difesa e quale guerra potrà vincersi mai senza ristabilire la giustizia e senza educare alla non violenza? Quale sicurezza si potrà garantire, facendo scorrere ancora sangue e seminando odio per generazioni? Quale futuro per il pianeta dalla logica del muro contro muro e dell’occhio per occhio, dente per dente?
Perché non osare la beatitudine degli operatori di pace con la politica dei piccoli passi, sognando il disarmo? «Disarmare il cuore», innanzitutto, come ebbe a dire Papa Francesco a Ognissanti nel 2022. Si, perché come ricorda il Concilio, gli squilibri di cui soffre il mondo in fondo derivano dal «più profondo squilibrio radicato nel cuore dell’uomo...». L’uomo, infatti, «soffre in sé stesso una divisione, dalla quale provengono anche tante e così gravi discordie nella società» (Gaudium et spes, 62).
È dal cuore che nascono i pensieri e i propositi malvagi, come ci ricorda Gesù, perciò è l’educazione del cuore il punto da cui sempre partire per un vero e profondo disarmo. Disarmare il cuore deve diventare uno stile di vita perseverante e deciso, frutto di un costante processo educativo sin da quando si è piccoli. Per disarmare il cuore bisogna imparare con lucidità e umiltà a riconoscere, chiamare per nome e combattere i pensieri di malvagità e una mentalità di prepotenza sempre in agguato: «Sì, perché siamo tutti equipaggiati con pensieri aggressivi, uno contro l’altro» (papa Francesco). Al disarmo del cuore, deve accompagnarsi il disarmo delle parole: san Giacomo ricorda quanti danni possa fare la lingua, cioè, tutto un vocabolario, oggi anche sui social, che suscita e fomenta odio, rancore, spirito di vendetta. È necessario, poi, lavorare sul disarmo dei comportamenti, convertendo la propria condotta al rispetto e impegnandosi a evitare tutte quelle azioni che ledono l’altro, feriscono la dignità del suo corpo, la sua autostima, la sua fede, la sua cultura. Tutti, in modo speciale quanti hanno responsabilità educative e pubbliche, abbiamo il dovere innanzitutto di non dare cattivi esempi, ma più ancora di testimoniare uno stile di non violenza anche quando si tratta di far fronte alle offese e ai conflitti, senza mancare di rispetto a nessuno, né alle persone, ma neppure agli animali, alla natura, al patrimonio artistico... L’opera pedagogica per smilitarizzare cuore, parole e condotta è oggi più che mai necessaria, ma ci si deve spingere fino all’amore del nemico e al perdono per disarmare la vendetta e guarire l’odio. La capacità di perdono, infatti, «sta alla base di ogni progetto di una società più giusta e solidale» (Giovanni Paolo II). E niente sarà troppo piccolo per alimentare uno stile di non violenza e di pace. Una noce nel sacco... fa rumore, come mi ha detto una mamma giorni fa; perciò se vuoi la pace... disarmati e contribuisci al disarmo.