Il direttore risponde. Uno Stato giusto nessuno dimentica e sa ascoltare la fatica della gente
Gentile direttore,
leggo su “Avvenire” di mercoledì 18 maggio, nell’articolo che dà conto della spinta per introdurre le “adozioni gay”, la frase della senatrice Cirinnà «Lo Stato fa lo Stato e la Chiesa fa la Chiesa» a proposito della rigorosa analisi che il presidente della Cei, cardinale Bagnasco, aveva fatto della legge sulle unioni civili. Un legge che lei, direttore, ha definito «sbagliata» e a rischio, a causa di altre possibili forzature giudiziarie e normative, di diventare «ingiusta». E mi chiedo: ma qual è la funzione dello Stato? Quella di curare il “bene” dei suoi cittadini avendo uno sguardo sul futuro o di occuparsi dell’“interesse” di solo alcuni cittadini? Ormai, direttore, si sa che chi ha “interessi” non sono le persone omosessuali, che sono solo pedine in una scacchiera piena di prime donne il cui nome è lobby. Mi torna in mente il discorso di papa Benedetto XVI al Parlamento tedesco, il Bundenstag, il suo incipit preso dal libro dei re, nel quale Salomone chiede di aver un cuore docile che sappia rendere giustizia al suo popolo e sappia distinguere il bene dal male. Nel nostro Parlamento dove i partiti esistono solo sulle liste elettorali ed è pieno di “piccoli sovrani”, spero che abbiano l’umiltà di leggere e riflettere quel discorso di un gran teologo e filosofo che tanto ha colpito anche me per la sua profondità e concretezza.