Negli scorsi giorni la Cassa nazionale di previdenza dei ragionieri ha annunciato l’acquisto di 100 milioni di Btp, quasi in contemporanea la Cassa forense ha sottoscritto titoli del debito pubblico per 150 milioni oltre ad azioni di aziende italiane per altri 120 milioni. Cresce, di pari passo, l’adesione degli istituti di credito nazionali alla 'giornata del debito italiano' in cui sarà possibile per chiunque acquistare Bot, Btp, Cct e Ctz al netto delle spese di commissione normalmente praticate dalle banche e che è fissata per il prossimo 28 novembre.In questi ultimi giorni, abbiamo tutti capito che c’è un problema che riguarda l’intera Europa, non tanto lo specifico governo di un singolo Paese. Dappertutto lo spread sale: il Belgio è oggi ai livelli nostrani di quattro mesi fa, in Francia si sta impennando, la Spagna ci ha di nuovo superato, la Germania fatica a vendere i suoi pur fortissimi titoli, le Borse continuano a perdere.Da noi tuttavia c’è una peculiarità troppo spesso sottovalutata: una ricchezza privata, pro-capite e cumulata, in grado in qualunque momento di ripianare il debito che il pubblico ha contratto. È come se in un condominio indebitato con i propri fornitori anche per una poco accorta politica finanziaria dell’amministratore, una società petrolifera negasse proprio per questo il necessario approvvigionamento di gasolio: con i primi freddi sarebbe immediatamente evidente la differenza tra una situazione i cui i singoli condomini, messi alle strette, fossero in grado di pagare, individualmente o collettivamente, i propri impegni passati e presenti pretendendo poi le dovute spiegazioni dall’amministratore, da quella, al contrario, in cui tali risorse sostitutive non esistessero o, ancora peggio, in cui lo stesso deficit pregresso fosse dipeso da questa strutturale assenza.Questa ricchezza privata fino a pochi decenni fa era proprietaria di quasi l’intero ammontare del debito pubblico: lo Stato era debitore dei propri cittadini, il pubblico aveva un impegno nei confronti del privato. E questo era adeguatamente ripagato con un interesse che, anche fatta la tara di un alto tasso di inflazione, garantiva, oltre alla salvaguardia del capitale, buoni rendimenti netti. Non sarebbe male tornare, almeno in questo, a quella situazione incrementando la quota del debito pubblico posseduta dai singoli e che oggi si aggira attorno al 50%. Non vuole essere un discorso patriottico ma innanzitutto di interesse, di breve e di lungo periodo. Il capitale sottoscritto sarebbe garantito, in ultima istanza, proprio da quella ricchezza e, a differenza di tasse e prelievi, tornerebbe nei dovuti tempi nella disponibilità dell’investitore 'arricchito' da un interesse non possibile, oggi, con nessun altro impiego.Certo, occorre saper scegliere tra le diverse opportunità quella più adatta alle proprie caratteristiche: chi avesse, per esempio, sentore di poter avere necessità in futuro della parte di capitale dedicata a tale specifico investimento è bene scelga strumenti di breve periodo come i Bot trimestrali, semestrali o annuali con un rendimento conseguente più basso ma sempre interessantisimo. Altri più sicuri si orienteranno ai Btp.Meglio, a mio parere, agire su base volontaria che esservi obbligati – sia pure come estremo rimedio – da qualche patrimoniale o prelievo forzoso che, di questo passo, rischiano di diventare indispensabili. E poiché ogni forma di 'volontariato' richiede e, anzi, presuppone organizzazione e capacità di indirizzare disponibilità ed energie, sarebbe importante e necessario che chi ci governa e chi ci rappresenta si mettesse – per così dire – alla testa di un movimento di questo tipo. Di fronte alla spinta dal basso a 'ricomprare' l’Italia, ognuno può e deve fare la parte che gli spetta.