Un'Europa e un'Italia dal volto umano incominciano anche da una Tavolata
Caro direttore,
oggi, sabato 26 settembre, a Roma, a Via della Conciliazione, Masci, Focsiv e il I Municipio di Roma (doveroso un ringraziamento alla presidente Sabrina Alfonsi per il suo impegno nell’iniziativa) rinnovano la tradizione della Tavolata senza muri (nel rigoroso rispetto delle normative anti Covid–19), giunta alla sua terza edizione. Un appuntamento che ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza dei valori dell’accoglienza, della solidarietà, del dialogo con l’Altro mediante un atto semplice (condividere la mensa) in un luogo emblematico (che vuole anche riaffermare un’idea di Roma come metropoli aperta all’accoglienza), rispondendo da vicino all’appello di papa Francesco «Siamo tutti sulla stessa barca , siamo tutti chiamati a remare insieme» e indicando anche stili di vita solidali e sostenibili. Hanno aderito all’iniziativa tante associazioni, cattoliche e no, impegnate sul fronte dell’accoglienza, dell’integrazione dei migranti, della cooperazione allo sviluppo, dell’ambiente (Legambiente, Wwf), insieme a realtà rappresentative delle comunità islamiche, al festival dell’ottobre africano, alla Federazione delle Chiese evangeliche e a Libera, Articolo 21, Slow Food. Quest’anno la Tavolata cade in un momento significativo, carico di speranze e di attese. Nel suo recente discorso sullo stato dell’Unione Europea la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha finalmente disegnato un volto nuovo dell’Europa, un volto più umano, anche in relazione alla questione dell’immigrazione. Sembra quasi che l’Europa abbia cominciato a recepire l’invocazione per una svolta nelle politiche migratorie che tanta parte della società civile e non da ultimo Masci e Focsiv avevano prospettato alle istituzioni della Ue con l’Appello presentato a Bruxelles l’8 ottobre dello scorso anno. In quell’Appello si chiedeva tra l’altro la riforma del regolamento di Dublino e la creazione di un sistema di asilo europeo condiviso e solidale tra tutti i Paesi europei, nel quadro di una politica di solidarietà e di integrazione. Ora nel discorso della presidente si dice espressamente: «Adotteremo un approccio umano e umani- tario. Salvare vite in mare non è un’opzione facoltativa. E quei Paesi che assolvono i loro doveri giuridici e morali o sono più esposti di altri devono poter contare sulla solidarietà di tutta l’Unione Europea » E ancora: «Dobbiamo semplicemente essere in grado di gestire insieme la questione dell’immigrazione... la migrazione è una sfida europea e tutta l’Europa deve fare la sua parte». Anche se le proposte concrete che la Commissione ha appena presentato non sembrano ancora del tutto corrispondere ai nuovi principi enunciati (ma si è all’inizio di un processo di negoziazione), intanto comunque è da salutare positivamente un cambio di approccio che corrisponde proprio ai valori che la Tavolata e i suoi aderenti condividono. Ma il momento è significativo anche nel contesto italiano. Finalmente sembra che il Governo stia per rimettere mano ai decreti sicurezza per riprendere la strada verso un sistema di accoglienza e di integrazione allo stesso tempo più umano e più efficace, nel quadro di una rinnovata politica europea. Auspichiamo che questa svolta sia portata anche oltre, nel senso indicato nell’Appello a Bruxelles e nella petizione presentata dal Masci al Parlamento italiano nel 2016, verso una politica dell’immigrazione con un respiro di lungo periodo, basata su flussi e canali di ingresso regolari che tengano conto delle diverse esigenze del nostro sistema economico e sociale e che si basino sul sostegno e sull’intesa con i Paesi di partenza. Una Tavolata 2020 che potremmo quindi definire di buon augurio e di speranza verso cambiamenti significativi nel segno della cultura della solidarietà (ed anche della sostenibilità, visti gli obiettivi dei piani europei di sostegno nel contesto della pandemia) e forse anticipatrice (chissà?) della fratellanza tra tutti i popoli di cui ci parlerà presto papa Francesco nella sua nuova enciclica.
È bello, cari presidenti e amici, che l’ancora recente tradizione della Tavolata senza muri si ripeta anche in questo complicato 2020, con le giuste cautele anti-pandemia e, dunque, stasera “in presenza” (per chi si è iscritto per tempo) e nei giorni scorsi con un prologo “a distanza” offerto come possibilità a coloro che hanno voluto condividere comunque lo spirito dell’evento. Ed è bello che il clima di cambiamento anche in tema di governo delle richieste d’asilo e dei flussi migratori, che comincia a percepirsi in Europa, trovi ancora una volta cuore e testa a Roma, nella gran via che congiunge la città dell’uomo e la cittadella di Dio che chiamiamo Vaticano e che è la casa del Papa. Come sempre, quando uomini e donne di buona volontà si riuniscono a una stessa tavola, anzi più popolarmente a una stessa tavolata, non si gode solo di qualcosa di buono, ma qualcosa di buono germina e pensieri e azioni di giustizia e di pura e semplice prossimità si fanno concreti. Voi auspicate la costruzione di un sistema di accoglienza e di inclusione delle persone che bussano alla porta dell’Unione al tempo stesso «più umano e più efficace». È possibile ed è indispensabile, per stroncare una volta per tutte gli indecenti e persino criminali traffici di esseri umani, per lasciare senza eco gli slogan odiosi sulle pelle dei poveri e per distinguere le vittime di guerre, persecuzioni e altre gravi ingiustizie dai malintenzionati. Continuate con la passione cristiana, la responsabilità civica e l’esperienza formativa che danno anima al vostro essere adulti scout e cooperatori internazionali a fare, a denunciare, a proporre e a spronare chi ha il potere di cambiare in meglio le cose e a riunire persone che convergono altrettanto liberamente e convintamente da cammini diversi. Coltivare e diffondere la cultura dell’incontro e della solidarietà non è un modo di dire, ma una scelta di servizio e un modo per rendere semplicemente migliore e più giusta la vita di tutti. Nel segno di quella fraternità è la condizione per dare senso buono al nostro stare al mondo e al rapporto con gli altri. Grazie.