Opinioni

L'Europa e ciò che l'Italia può darle. Un'altra speranza

Vittorio E. Parsi lunedì 21 novembre 2011
Due notizie su tutte sembrano aver caratterizzato la settimana di Eurolandia. Da un lato la riammissione dell’Italia nella fin qui esclusivissima diarchia francotedesca, dall’altro l’inizio del possibile attacco frontale della speculazione al debito sovrano della Francia. L’invito di Parigi e Berlino in realtà non è rivolto a Mario Monti come premier italiano, ma piuttosto all’ex Commissario europeo: cioè a qualcuno cui Angela Merkel e Nicolas Sarkozy, sembrano guardare con la speranza che li possa cavare d’impaccio. L’uscita di scena dell’ultimo Berlusconi, infatti, rivela impietosamente tutti i limiti della strana coppia, pallidissima imitazione dei leader che li hanno preceduti (i Kohl, i Mitterrand) e soprattutto la loro difficoltà a comprendere come l’euro e l’Unione non si difendono a suon di diktat e ultimatum, ma provando a mostrare ai mercati che l’Europa c’è come squadra e sa giocare unita.Per quanto faccia mostra di non curarsene, è difficile che la signora Cancelliere tedesca, di fronte al rischio di un vero e proprio tracollo dell’euro e dell’Unione, non sia amaramente pentita di non aver difeso la Grecia dalla speculazione prima dell’estate, quando sarebbe stato incredibilmente meno costoso e sicuramente molto più efficace. Dopo aver rampognato gli altri, ora tocca a tedeschi e francesi essere aspramente richiamati all’ordine dal neogovernatore della Banca centrale europea, Mario Draghi, per non aver ancora dato attuazione al tanto sbandierato "fondo salva Stati".Ogni giorno che passa anche questa misura rischia di divenire sempre più insufficiente e non è un caso che si torni a parlare di eurobond, come ulteriore passo nella direzione di dare qualche segnale concreto di maggiore solidarietà (e parliamo della sua accezione economica e politica, mica di quella caritatevole) tra i Paesi d’Europa. E già. Perché una cosa l’hanno dimostrata i fatti di questi settimana: che la speculazione non ha preso di mira questo o quel Paese debole, ma ha puntato sulla debolezza strutturale dell’Europa, il suo punto vulnerabile, cioè l’assenza di un governo europeo dell’euro e dell’economia.Si è verificato esattamente quel che accade quando i lupi attaccano un gregge di pecore incustodito: iniziano dalle più deboli, le più isolate, per raggiungere poi le più floride al centro del gregge. Ma quello che consente la strage è semplicemente l’assenza del cane da pastore. E il gregge europeo è totalmente sprovvisto di un cane da pastore. La Germania, la Francia, si sono fin qui illuse di essere loro i guardiani del gregge, ignare di rappresentare solo le pecore più grosse, le prede più succulente. Forse adesso Merkel e Sarkozy iniziano a rendersi conto di come stanno davvero le cose, forse l’italiano-europeo Monti (magari con l’aiuto dell’italiano-europeo Draghi) riuscirà a spiegare al francese e alla tedesca che se non corriamo in fretta ai ripari tutto il gregge andrà perduto. Fuor di metafora, solo un deciso passo in avanti nel trasferimento di poteri decisionali non da Atene o Roma a Parigi e Berlino, ma da tutte le capitali europee verso Bruxelles può salvare la situazione e mostrare che l’Europa ha deciso di dotarsi in maniera irreversibile di istituzioni ordinarie capaci di assumere decisioni nelle situazioni straordinarie. Può sembrare irrealistico, ma quando è la realtà a mutare così rapidamente e aggressivamente, o si è capaci di rendere possibile quel che sembrava impossibile solo ieri oppure si è destinati al più amaro dei risvegli.Chi specula è abituato a interpretare i segnali più deboli, a cogliere le tendenza anche quando queste si manifestano in campi molto lontani da quelli dove svolge la sua abituale attività. È probabile che lo spettacolo di totale assenza di coesione dimostrata dall’Europa durante l’enfatizzata "emergenza immigrazione" legata alle rivoluzioni arabe, che ha portato a sospendere gli accordi di Schengen (!) per l’incapacità di agire in maniera coordinata e solidale tra i Paesi d’Europa, abbia convinto la speculazione che un attacco ai debiti sovrani dei Paesi più deboli di Eurolandia non avrebbe certo incontrato una reazione unitaria da parte europea. Lo scaricabarile e la più gretta logica sciovinista avrebbero anzi reso l’operazione un successo annunciato e, tessera dopo tessera, tutto il domino sarebbe prima o poi andato gambe all’aria. Così è puntualmente successo.Ora, per rimediare, occorre costruire una nuova credibilità alla solidarietà europea, e occorre farlo in fretta. È un atto di patriottismo europeo, ma anche un atto di patriottismo italiano, tedesco, greco o francese. Poche altre persone come Monti hanno sufficiente prestigio e credibilità in Europa per spiegarlo a Merkel e Sarkozy. Speriamo gli riesca.