Biotestamento. Una visione personalista e non solo individualista
Caro direttore,
il bio-testamento non è la legge di qualcuno, di un partito, di un ambiente, di un filone culturale. Non è la vittoria di una parte del Paese e la sconfitta di un’altra. Non coincide con una visione 'unica' del mondo. Per questo è difficile. Avvenire ha segnalato alcune riserve tecniche, altri vorrebbero riaprire quello che la legge chiude: eutanasia e suicidio assistito. In più, una società che ha poche parole sulla vita e molte paure sulla morte, dentro una vita fatta di sempre più solitudini, vorrebbe da una legge risposte a tutto. Come lei sa, ho avuto un ruolo non secondario in tutto il processo che ha portato al testo finale approvato dalla Camera a larga maggioranza, dopo tre legislature di divisioni radicali e 15 disegni di legge contrapposti. Nell’ultimo decennio la magistratura ha riempito il vuoto e si è espressa con regolarità per soluzioni che, per brevità, riassumo in 'libertà di scelta e eutanasia' (ultima, sul tema, una sentenza Pilu).
Per questo, una nonlegge, anche per chi è preoccupato che si apra un piano inclinato non rispettoso della vita, è apparsa una opzione non auspicabile. Era avanzato l’esame di un testo sull’eutanasia. Che è rimasta fuori, come il suicidio assistito, per i progressi della legge sul 'fine vita'. Dopo 3.200 emendamenti ostruzionistici, di fronte al rischio di andare in aula con un testo immaturo, ho suggerito e, all’unanimità è stato deciso, che al posto degli emendamenti ostruzionistici avrei accolto tutti quelli di merito, ampliando gli spazi di approfondimento e i diritti delle opposizioni (fino a 11 volte).
Oltre 31 ore di votazioni. I cambiamenti non sono mai andati secondo la linea maggioranza-minoranza, in base ai rapporti di forza. I tentativi di bloccare con voti pregiudiziali a scrutinio segreto hanno raccolto un massimo di 31 voti. Fino all’approvazione del testo finale. I contrari solo 37. Cattolici da una parte e laici dall’altra? No. Conosco tanti deputati che vivono in maniera non secondaria il loro impegno civile e politico dentro una forte ispirazione cristiana, che hanno votato (centinaia?) a favore della legge. Non c’è una linea che divide i cristiani in politica 'con la schiena dritta' da una parte e quelli cedevoli al vento del mondo da un’altra. Se così fosse sarebbe disperante constatare di essere ridotti a una piccola minoranza. Che legge è al voto del Senato? Non ho mai condiviso derive eutanasiche o ancora più estreme. Sono sempre una sconfitta per tutti. Ho proposto, con l’art.2, un percorso per il 'fine vita'. Approvato con soli 5 voti contrari. Una risposta corale, da tutti gli ambienti culturali e politici, su temi a noi così cari da sempre, richiamati da papa Francesco «un supplemento di saggezza, perché oggi è più insidiosa la tentazione di insistere con trattamenti che producono potenti effetti sul corpo, ma talora non giovano al bene integrale della persona».
C’è un no chiaro alle cure sproporzionate e irragionevoli, e c’è un no anche alla solitudine e all’abbandono terapeutico. Nella relazione medicopaziente, si mette al centro la lotta al dolore. Al posto della medicina difensiva torna la responsabilità di seguire, aiutando a non disperarsi nel dolore, anche a casa. E, di fronte a sofferenze refrattarie ai trattamenti sanitari, in prossimità della morte, con il consenso del malato, il medico può ricorrere alla sedazione palliativa profonda continua associata alle terapie palliative e del dolore.
È quanto suggerito nella Nota per gli operatori sanitari della Santa Sede, che è diventato sentire collettivo. Questo toglie molta della legittima paura di morire male, che è diventata una richiesta di eutanasia, in un mondo di persone sole e in una società frammentata e individualista. All’inizio del testo si rimette al centro la relazione di cura e di fiducia tra paziente e medico, che fonda il consenso informato, e non viceversa. E in vari punti è stato introdotto il 'favor vitae', non esplicito nel testobase. All’inizio e nell’articolo sulla tutela dei minori e degli incapaci, dove il tutore deve avere per obiettivo non solo la tutela psicofisica della persona, ma, indissolubilmente, della sua vita. E battaglie storiche di tanti giuristi cattolici, come la necessità di individuare un 'fiduciario', un altronoi- stessi quando non fossimo più in grado di esprimerci personalmente, o l’introduzione della pianificazione condivisa delle cure, tra paziente e medico, quando si affacci una malattia degenerativa o a esito infausto: un fatto nuovo, che sostituisce e supera le Dat anche quando queste fossero state espresse in precedenza.
È una legge 'cattolica'? No. Ma di certo per la prima volta su temi complessi e sottili si è creato un incontro di umanesimo cristiano e di umanesimi laici con una forte attenzione alla persona, una visione personalista e non solo individualista. Quanto è vincolante la volontà della persona? Per la Costituzione italiana, all’art.32, nessuno può mettere le mani sul nostro corpo senza il consenso. È quanto accade già oggi per il consenso informato – reso più dialogico e meno burocratico da