Opinioni

Testimoni. Le persone più fragili? «Non vanno mai lasciate indietro»

Graziella Melina giovedì 16 maggio 2024

Operatori e ospiti alla Fondazione Marangoni

«La cura non è fatta solo di riflessione ma di gesti di prossimità ai sofferenti». Ecco perché don Massimo Angelelli, direttore dell'Ufficio nazionale per la Pastorale della salute della Cei, ha dato appuntamento ai convegnisti martedì 14 nelle strutture in cui ogni giorno le persone fragili ricevono sostegno e aiuto in modo concreto. « Piuttosto che raccontare il bene che sorge da tante realtà della Chiesa – precisa don Angelelli – abbiamo voluto sperimentarlo, andando nei luoghi in cui si realizzano accoglienza e cura».

Non è un caso, infatti, che per il convegno nazionale sia stata scelta proprio la città di Verona, sede dell’Opera Don Calabria, nata proprio qui all’inizio del XX secolo. «Oggi è presente in 16 Paesi di tutto il mondo – racconta il casante don Massimiliano Parrella –. È nata per accogliere i ragazzi abbandonati, oggi chiamati minori a rischio, ma ormai si occupa anche di tutte le marginalità: dalla malattia mentale alla disabilità, alla tossicodipendenza, ma anche ai ragazzi che sono in carcere o che escono, gli immigrati, gli ospedali. Si occupa di formazione attraverso le scuole professionali e il servizio civile. Il cambiamento è stato epocale, perché con l’apertura delle missioni – ricorda don Parrella – siamo andati a rispondere ai bisogni del territorio». Le richieste di aiuto aumentano sempre di più.

L'Istituto Casa Nazareth - .

«Le famiglie fanno fatica a gestire la quotidianità di una persona con problemi di salute – spiega Davide Fasoli, responsabile progettualità dell’Istituto Poverette Casa Nazareth –. I nuclei sono cambiati, non ci sono più famiglie con tanti fratelli e sorelle ». E così molti si ritrovano spesso da soli ad affrontare le difficoltà. «Siamo un ente che si prende cura di soggetti con disabilità cognitiva nei centri diurni, nelle comunità alloggio, nelle Rsa – racconta Fasoli –. Abbiamo vari progetti di laboratorio per aiutare le persone con disabilità a essere inserite in contesti lavorativi, portiamo avanti anche una scuola di formazione professionale. Il nostro fondatore, nel dopoguerra, voleva dare la possibilità di inserimento sociale a quei soggetti che venivano nascosti o persino abbandonati, perché in quegli anni la disabilità era quasi una colpa. Oggi continuiamo a farlo. Le richieste negli ultimi anni sono aumentate del 30-40 per cento».

Anche la Fondazione Pia Opera Ciccarelli, nata nel 1885 grazie a don Giuseppe Ciccarelli, parroco di San Giovanni Lupatoto, e alle Sorelle della Misericordia, conosce bene i bisogni delle famiglie di persone fragili. «Secondo lo spirito del fondatore che vedeva in questa istituzione lo strumento concreto per venire incontro alle diverse necessità dell’intera comunità umana e cristiana – sottolinea il direttore generale Stefano Cacciatori – la Fondazione ha ampie finalità caritative, assistenziali, di educazione e di promozione umana e sociale. Oggi gestisce Centri servizi, per un totale di 14 residenze per anziani non autosufficienti, una struttura per religiosi non più autosufficienti, una Rsa per disabili adulti e due centri diurni, oltre a una rete di servizi domiciliari: dai pasti alla riabilitazione fisioterapica e logopedica, al supporto psicologico ».

Ha una storia molto lunga anche l’impegno per gli ultimi della Fondazione Marangoni: « L’11 novembre 1926 – racconta Tomas Chiaramonte, direttore del centro servizi alla persona – don Alessandro dava inizio all’attività di una casa di riposo per i vecchi non ammalati e agli invalidi al lavoro. Oggi la Fondazione provvede al mantenimento e all’assistenza sul piano spirituale, fisico, psichico, socio-sanitario e sociale delle persone ospitate, favorisce le relazioni degli ospiti con l’ambiente esterno e con quello di provenienza. Svolgiamo anche attività domiciliari e offriamo servizi assistenziali e alberghieri a strutture vicine». Come altri enti del territorio, anche questa realtà ha deciso di mettersi in rete. «Nel 2000 la Fondazione è stata tra le quattro realtà fondatrici di Adoa, l’Associazione diocesana opere assistenziali di Verona. E nel 2023 abbiamo aderito alla partnership del Villaggio delle Possibilità, un piano di intervento post pandemico a favore della rivitalizzazione delle relazioni sociali a beneficio di ragazzi, giovani e caregiver».

E così nel 2022 a Lugagnano nasce anche L’Albero delle Possibilità. «Si tratta di un progetto voluto per contrastare le povertà sanitarie ed educative nelle periferie e nella provincia di Verona – precisa la responsabile scientifica Francesca Valentini –. Promuoviamo attività per bambini, giovani, adulti, insegnanti ed educatori. Forniamo supporto per l’apprendimento. Abbiamo tra l’altro gruppi per la logopedia e la grafomotricità per i più piccoli, ma anche attività di allenamento cognitivo per adulti e anziani. Vogliamo essere, all’interno della comunità, un riferimento possibile di crescita e confronto».