Una proposta per riordinare le nostre città, con lavori utili
Gentile direttore,
dopo il periodo di “lockdown” come aiutare chi ha perso il lavoro o non l’ha? Il Governo, dopo il reddito di cittadinanza, sta erogando tramite i Comuni 600 euro alle persone in difficoltà, ma certamente non basteranno e già si parla di reddito di emergenza. Con questi euro si pagherà qualche bolletta ma non potranno sostituire il lavoro, che fa parte della dignità dell’uomo ed è pure fondamento della nostra Repubblica. Propongo che ogni Comune distribuisca denaro (proprio o del Governo), in cambio di prestazioni di lavoro delle persone disoccupate con un impegno minimo quotidiano di 5 ore (es.: dalle 8 alle 13). Distribuire denaro che deriva dalle tasse in cambio di niente è grave, ed è anche umiliante e diseducativo per chi lo riceve. Il lavoro in capo ai Comuni non manca: si può cominciare dalla cura dei giardini, delle aiuole, della pulizia dei marciapiedi. Date una occhiata ai giardini: con la primavera le piante, incluse le infestanti, invadono ogni spazio, le siepi debordano... Si tratta di attività che non richiedono nessuna formazione particolare, basta la buona volontà per affiancare gli attuali operatori comunali e per intensificarne e accelerarne le attività. Le scuole sono deserte: niente di meglio per curare la manutenzione e la pulizia o la tinteggiatura delle pareti, dei corridoi dei servizi igienici. Pensiamo alle ragnatele sotto i portici, alle scritte che hanno deturpato le facciate di tantissime case della città... Scuole e ospedali hanno spazi verdi che potrebbero essere curati. Se il Comune chiedesse un prestito (Citizen bond) ai cittadini per queste attività, riconoscendo un tasso dell’1%, non farebbe fatica a finanziarsi! Inoltre tra i dipendenti di molti Comuni ci sono agronomi che potrebbero badare al coordinamento di questo lavoro sul verde e ci sono anche architetti e ingegneri in grado di organizzare e guidare l’operazione straordinaria di manutenzione degli edifici della città. Anche le Università possono venire in aiuto, hanno tutte le competenze! L’istituto dei lavori socialmente utili va riscoperto e riutilizzato, ci vuole però una robusta volontà politica, per vincere la ineliminabile burocrazia e snellire le pur giuste misure di sicurezza. Procedendo senza perdere tempo, i risultati non mancheranno.
La sua proposta è concreta e suggestiva, gentile e caro professor Boero. Tanto concreta e suggestiva da potersi arenare, come accade in questi casi, tra sopracciglia alzate, obiezioni ragionevoli e “no” a prescindere. Ma chissà che invece...