Una proposta in extremis a Salvini. E una realtà...
Gentile direttore,
condivido con lei quella che vorrei fosse una 'lettera aperta' al ministro dell’Interno (ormai uscente) Salvini. «Gentile signor Ministro, io le credo. Credo veramente che il suo obiettivo, impedendo gli sbarchi di profughi e migranti dalle navi delle varie Ong, sia quello di regolare i flussi migratori verso il nostro Paese, di svegliare l’Europa dal suo immobilismo e dal suo egoismo, di limitare le morti in mare e il traffico di esseri umani da parte di trafficanti senza scrupoli. Non condivido le sue scelte, ma le credo, voglio crederle. In più occasioni, lei si è presentato alla gente stringendo fra le mani il santo Rosario, persino nell’aula del Senato. Allora c’è una cosa che secondo me dovrebbe fare per fugare ogni dubbio sulle più profonde e autentiche ragioni del suo operato e per dare un senso a quel Rosario stretto in pugno. Perché il Rosario è di per se il simbolo, direi universale per chi ci crede, della compassione, cioè del 'soffrire con il prossimo'. Prepari una piccola valigia con dentro una maglietta e un cambio della biancheria. Lasci a casa il suo cellulare. Chiami la Guardia costiera e si faccia accompagnare su una nave con profughi e migranti salvati dal naufragio. Una volta a bordo, dica all’Europa a voce alta che nessun migrante ma neanche il ministro dell’Interno di un suo Paese fondatore scenderà da quella nave fino a quando l’Europa nella sua interezza non troverà una soluzione condivisa di fronte a questo esodo biblico e fino a quando l’ultimo di quei poveri disgraziati non troverà uno spiraglio al suo travaglio esistenziale e alla sua legittima ricerca di una vita migliore. Facendo questo come estremo atto della sua azione di governo acquisterà più credibilità e darà un senso a quel Rosario che stringe fra le sue mani. Mangi insieme a loro, si lavi nei bagni che usano loro, usi i servizi igienici che usano loro e si asciughi il sudore con i poveri stracci che usano loro. Stia con loro sul ponte quando il sole di mezzogiorno picchia duro e quando il freddo della notte penetra le ossa. Si scelga anche un angolo dove poggiare le sue spalle quando il mare farà le bizze e lo stomaco le andrà sottosopra. Sarà anche l’occasione per ascoltare le storie di quella umanità dolente e sofferente, di quelle mogli senza marito e di quei figli senza più padre e né madre. Parli con loro e metta il dito nelle piaghe delle loro anime e delle loro lacrime. Lo faccia signor Ministro, coraggio. Non so prevedere quale risultato questa esperienza di 'compassione' produrrà nella sua anima e nelle sue idee, ma sicuramente lei non sarà mai più quello che è oggi». Cordialmente.
Capisco la sua intenzione, gentile amico. E l’apprezzo moltissimo. Sottolineo solo che per cambiare le politiche europee sulla ridistribuzione tra tutti i Paesi membri dei richiedenti asilo sarebbe forse bastato che il ministro dell’Interno Salvini prendesse sul serio i tentativi di cambiare il Trattato di Dublino e li rafforzasse con il peso dell’Italia. Anche se questo avrebbe significato contrapporsi ai suoi alleati politici del fronte 'nazional-sovranista'. Forse è per non arrivare a questo scontro con i suoi amici che non sono amici dell’Italia e del Diritto umanitario che Salvini nei suoi 14 mesi al Governo ha disertato sistematicamente, i tre quarti delle volte, i vertici coi colleghi della Ue…