Crisi, cautele e differenze bancarie. Una lezione mai finita
Le crisi bancarie accadono di frequente nella storia non perché le banche siano necessariamente “cattive”, ma perché il mestiere che fanno è molto difficile, commettono degli errori e le istituzioni che le regolamentano non sempre lo fanno nel modo migliore.
Le banche, nella loro attività più tradizionale, infatti raccolgono risorse dai depositanti e le utilizzano destinandole a progetti che valutano come redditizi. In questo modo mettono in contatto chi ha risorse finanziarie (ma non idee imprenditoriali) con chi ha idee imprenditoriali (ma non tutte le risorse finanziarie per realizzarle) e svolgono pertanto un ruolo fondamentale per un’economia, sia dal punto di vista della creazione di valore che della valorizzazione del risparmio.
Il lavoro delle banche è molto delicato se non opportunamente regolamentato. Esse, infatti, per loro natura si trovano ad avere passività verso i risparmiatori immediatamente esigibili (i risparmiatori, cioè, possono in qualunque momento andare allo sportello a chiedere indietro i propri risparmi) a fronte di attività non sempre e non del tutto immediatamente esigibili (gli investimenti in economia reale finanziati dai prestiti della banca restituiscono il capitale nel tempo anche se, ovviamente, i percettori sono tenuti a pagare gli interessi sul prestito ottenuto). La variabile chiave per una banca è dunque la fiducia e la perdita della stessa genera il fenomeno della corsa agli sportelli che può portare al fallimento dell’istituto di credito.
È quello che è accaduto nel caso della Silicon Valley Bank dove una serie di fattori concomitanti negativi ha portato la situazione a precipitare. La Silicon Valley Bank aveva adottato una condotta apparentemente prudente (in realtà, vedremo, esposta rischi rilevanti e non ben calcolati) perché una parte importante della raccolta dei depositi era stata investita in titoli di stato governativi (quindi attività immediatamente esigibili).
Ciò che è successo però è che molti tra i depositanti della banca erano start-up e imprese dell’alta tecnologia che, per un momento difficile del settore, hanno ritirato una quota cospicua dei propri depositi. Per far fronte alla richiesta la banca ha dovuto liquidare una parte importante delle proprie attività. Si dà il caso che i titoli governativi acquistati, sebbene immediatamente liquidabili, avessero perso una parte importante di valore per via dell’aumento dei tassi a seguito delle politiche monetarie condotte dalla Fed per domare l’inflazione. Con la vendita delle attività immediatamente liquidabili e disponibili la Silicon Valley Bank è stata costretta a registrare una perdita di circa 1,8 miliardi di dollari annunciando un aumento di capitale per coprirla. La notizia ha creato panico e un’ulteriore corsa agli sportelli che ha messo in ginocchio la banca.
Una considerazione importante è che l’estrema velocità e iperconnessione della società digitale in rete è in questo caso non un aiuto ma un aggravante dei rischi di crisi bancarie perché aumenta esponenzialmente la velocità con la quale il panico (anche ingiustificato) può circolare e diffondersi e il peso che diamo a situazioni contingenti di difficoltà che con un po’ di tempo e di pazienza si potrebbero risolvere (la differenza tra situazioni di illiquidità, o difficoltà di liquidità temporanee, e insolvenza).
Altra considerazione è che il fallimento di una banca, volenti o nolenti, incide negativamente su quel bene pubblico che è la fiducia nel sistema bancario nel suo complesso, provocando effetti talvolta ingiustificati. I titoli delle società bancarie hanno infatti avuto le conseguenze più pesanti nelle ultime giornate. Non è un caso, pertanto, che l’unico settore produttivo nel quale le imprese mettono soldi propri per salvare un loro concorrente in difficoltà dal fallimento è proprio quello bancario, ben sapendo che quel fallimento ha effetti negativi anche su di loro.
La Federal Reserve si è precipitata ad assicurare che coprirà le perdite dei correntisti della banca anche sopra la soglia oggi considerata limite. Si tratta di una scelta tempestiva per limitare i rischi di un contagio ma perché questo potesse ridurre la probabilità della crisi ciò sarebbe dovuto accadere prima e non dopo.
La regolamentazione virtuosa previene l’esposizione eccessiva a fattori di rischio (in questo caso quota di depositi importante tra gli imprenditori high-tech e rischi di perdita in conto capitale per il possesso di obbligazioni governative) con maggiori accantonamenti e le stesse banche, pagando un costo, possono coprirsi da questi rischi con operazioni adeguate. La qualità della regolamentazione bancaria può infatti ridurre di gran lunga la possibilità che tutto questo accada.
In Europa ci lamentiamo molto di quanto essa sia pesante e limiti l’attività di prestito delle banche perché per 364 giorni all’anno ne percepiamo l’effetto inibente sull’attività economica, ma arriva poi il 365simo giorno, un giorno come questo, dove capiamo il perché di tanta prudenza. Vale la pena tornare a questo proposito a una questione fondamentale. Statisticamente non facciamo differenza tra valore di serie A e valore di serie B, ma casi come quello della Silicon Valley Bank ci fanno capire che c’è tutta la differenza del mondo. Il valore di serie B fa grandi fiammate, ma è a rischio molto maggiore di distruzione in crisi finanziarie, viene creato generando molte diseguaglianze e finisce spesso in paradisi fiscali. Il valore (ideale) di serie A ha maggiore resilienza nel tempo e nello spazio e viene prodotto creando meno diseguaglianza.
Non è un caso che la saggezza e la ricchezza del nostro Paese e dei nostri territori dipenda anche dalla storia delle banche di credito cooperativo che hanno come mandato quello di trasmettere il proprio patrimonio indiviso alle generazioni future e di usare gran parte delle proprie risorse per finanziare investimenti sul territorio. Ma soprattutto hanno potuto disporre nella loro storia di sistemi di intervento e salvataggio interni che non hanno fatto spendere un euro ai cittadini-contribuenti in caso di crisi di banche locali.
La crisi della Silicon Valley Bank è un’occasione importante per meditare sulla qualità dei nostri sistemi di regolamentazione e sul valore della biodiversità bancaria (più volte sostenuto e difeso su queste colonne di giornale). Le risposte non sono mai perfette e vanno continuamente affinate, ma possiamo fare molto per rendere il nostro sistema bancario e finanziario sempre più sicuro.