Una decisiva faccia della politica fatta da cattolici. E i segni dei tempi
Caro direttore,
i cattolici ci sono, eccome, in politica; e non 'spariamo', come si domanda o accusa qualcuno, anche se non ci organizziamo in movimento o in partito: siamo le studiose e gli studiosi, le tecniche e i tecnici, quelle e quelli delle associazioni, ma anche dei gruppi di lavoro ministeriali, le cosiddette e cosiddetti 'secchione e secchioni', coloro che da anni preparano le 'paginette' sintetiche a ministri e capidipartimento ministeriali. Per tutti, insomma. A richiesta, a destra e a sinistra. Perché le proposte che offriamo sono concrete, hanno la copertura economica, reggono la prova bilancio. E, vabbè, siamo istituzionali e abbiamo il privilegio di servire l’Italia e di condividere orgogliosamente il 'programma' Draghi e Zuppi, sì Zuppi, il cardinale presidente della Cei. Si può fare. Io vado avanti. E quando c’è da decidere, da fare e da servire, senza presunzione di completezza, ci sono. Non perdiamo tempo in dibattiti inutili.
Nomen omen. Non gioco mai coi cognomi degli altri, per ragioni intuibili visto il cognome che porto: 'Tarquinio Prisco o Superbo?', mi chiedono da quando facevo la terza elementare… E avendo messo presto i capelli bianchi ho potuto sempre rispondere 'Come si vede, sempre più Prisco – che in latino vuol dire vecchio – e sempre meno Superbo'. Ma lei, cara professoressa, è e si sente Servidori di nome e di fatto, servitrice della Repubblica (la cosa di tutti). E questo mi piace molto e mi conferma nell’idea alta, e nel profondo rispetto, che ho per figure come la sua che mi ricordano – e ancora una volta lo dico con ammirazione ed emozione – l’azione tenace, la lucidità e il sacrificio di persone come Marco Biagi. Anche lui un cattolico poco preoccupato delle etichette. Grazie, dunque, per la sua spazientita chiarezza e per il suo servizio (anche nella macchina ministeriale) sulle frontiere del welfare, così delicate e decisive nella nostra società ancora molto bella, ma purtroppo impoverita di risorse, di giovani e appesantite di sciupii, di miopie e di egoismi. È vero: anch’io ricordo spesso che tante cattoliche e tanti cattolici s’impegnano soprattutto là dove non si vede troppo, e che anche questa è 'politica', alta e buona. Che facciamo con altri, che magari vengono da altre strade, sentendo lo stesso dovere e la stessa urgenza. Ma scruto, come tanti altri, i 'segni dei tempi' e mi rendo conto che il tempo duro e bellico che stiamo vivendo sta cominciando a dirci che probabilmente serve, esplicitamente, visibilmente, di più. Anche in questo senso credo si debba intendere il suo «non perdiamo tempo in dibattiti inutili ».