Il direttore risponde. Una badante, la casa sognata, il bonus: due domande e altrettante lezioni
Gentile direttore,
sono una donna romena di 40 anni, in Italia dal 2006. Lavoro come badante 8 ore al giorno dal lunedì al venerdì, mentre al sabato faccio 5 ore. Il mio stipendio mensile è di 750 euro più gli assegni familiari. Sono mamma di tre figli tra 18 e 5 anni. Allo stesso tempo sono però anche nonna di uno splendido nipotino di 2 anni. È la mia gioia perché sua mamma è rimasta incinta a 15 anni e il suo ragazzo voleva che lei abortisse. Per fortuna lei non ha voluto e a 16 anni ha partorito un meraviglioso maschietto. Per la giovane età mia figlia non poteva assumerne la potestà e così ho dovuto incaricare un avvocato per poterne diventare io tutrice. Le scrivo perché ho letto e messo da parte la lettera e la risposta del premier Matteo Renzi sugli 80 euro che lei ha pubblicato in prima pagina sul suo giornale (“Avvenire” del 24 aprile scorso). I miei 750 euro sono l’unico stipendio che entra in casa perché il padre della mia figlia più piccola che ha appena 5 anni, è disoccupato da due anni. Lui ha 50 anni, è muratore ed è italiano di nascita. Riesce a fare solo qualche lavoretto saltuario. Abitiamo in affitto e paghiamo 400 euro al mese più le bollette. Per arrotondare un po’, faccio la pulizia delle scale, guadagnando altri 60 euro, che mi fanno tanto comodo. Vorrei sapere se toccano anche a me quegli 80 euro e cosa devo fare per prenderli, perché per noi sarebbero la spesa per due settimane. Visto che il nostro sindaco di Ancona è una donna brava, forse Matteo Renzi potrebbe fare come Papa Francesco e telefonarle per farci ottenere una casa popolare e un lavoro per il mio uomo. Sono andata alla Caritas della mia parrocchia e, mentre aspettavo il mio turno per iscrivermi per il pacco famiglia, è uscita una suora e ha detto di non poter dare più di un pacco a chi era senza figli. C’era in fila una coppia di anziani che c’è rimasta tanto male. Io allora mi sono alzata e sono andata via, perché quelle persone avevano più bisogno di me del pacco: a costo di dover saltare la cena preferivo che il pacco lo prendessero loro. Non ho soldi per comprare “Avvenire”, però lo leggo perché lo riceve il mio datore di lavoro.
Petronela Buzaianu, Ancona