La fusione Bayer-Monsanto. Un triopolio che può impoverire le terre
Esiste una linea rossa, oltre la quale, come insegna il Papa, l’economia uccide. Uccide anche il libero mercato, di cui, in teoria si nutre. Per questo, quando supera questa linea, balbetta e non trova le parole: impone le proprie scelte tacendo. Diversamente dall’amore creativo, che i laici definiscono progresso, il quale non è mai alleato del silenzio: come ricorda la Laudato si’, quando san Francesco guardava il sole, la luna, gli animali più piccoli, 'la sua reazione era cantare', perché 'per lui qualsiasi creatura era una sorella', e quest’intimità con il Creato portava l’Assisano, così racconta san Bonaventura, a 'chiamare le creature, per quanto piccole, con il nome di fratello o sorella'.
Non sorprende allora che il 7 giugno Bayer cancelli il nome di Monsanto: la soppressione del marchio americano è una delle clausole della megafusione da 63 miliardi di dollari da cui nascerà il più grande gruppo mondiale nel campo delle sementi e dei fertilizzanti agricoli. Potrebbe sembrare solo una scelta commerciale, dopo anni di battaglie sulla genetica in campo, invece è un salto nel Nuovo Mondo del triopolio, dove conteranno meno i vecchi Ogm e più i droni, il genome editing e, guarda un po’, la vecchia chimica.
La damnatio memoriae di Monsanto è funzionale a favorire la più grande concentrazione che si ricordi dopo quella finanziaria propiziata dalla prima globalizzazione. Come segnala la Coldiretti, che con le nuove superpotenze è costretta a lavorarci perché riforniscono le campagne di agrofarmaci e sementi, un miliardo e mezzo di produttori agricoli mondiali sono stretti in una tenaglia da gruppi che detteranno le regole di mercato.
Un simile scenario – avverte l’associazione – potrebbe accrescere la povertà: l’agricoltore dovrà pagare di più il concime e il consumatore vedrà ridursi gli standard di qualità; anche la biodiversità sarà a rischio. Papa Francesco ha pronunciato parole chiarissime sull’argomento, condannando la «concentrazione di terre produttive nelle mani di pochi, dovuta alla progressiva scomparsa dei piccoli produttori, che, in conseguenza della perdita delle terre coltivate, si sono visti obbligati a ritirarsi dalla produzione diretta. I più fragili tra questi diventano lavoratori precari e molti salariati agricoli finiscono per migrare in miserabili insediamenti urbani».
La Laudato si’ denuncia la «tendenza allo sviluppo di oligopoli nella produzione di sementi e di altri prodotti necessari per la coltivazione, e la dipendenza si aggrava se si considera la produzione di semi sterili, che finirebbe per obbligare i contadini a comprarne dalle imprese produttrici».
La risposta può essere una rete commerciale pluralista, capace di fronteggiare quest’offensiva: in Italia abbiamo i consorzi agrari, fondati nel Dopoguerra, anche se, evidentemente, potrebbero non reggere, se lasciati soli, di fronte a una simile sfida. Perciò Coldiretti si scaglia contro il tripolio Bayer/DuPont-Dow/ChemChina. Un Leviatano economico che, peraltro con tutti i crismi dell’Antitrust, tra qualche giorno controllerà il 63% del mercato delle sementi e il 75% di quello degli agrofarmaci.