Matteo Berrettini . Un romano in America lezioni di stile sotto rete
Matteo Berrettini è un volto nuovo per il tennis (e non solo) Il “vangelo” del tennis secondo Matteo. Il Matteo in campo è Berrettini, che per due settimane agli Us Open ha fatto l’Alberto Sordi al contrario, il “romano in America”, e noi con lui. Due settimane da ricordare, che servono a riscrivere i capitoli di storia patria dei “gesti bianchi”.
Il “pischellone” supera e non solo in altezza (193 centimetri di bontà e buone maniere) i due monumenti di un passato che, fino a ieri, sembrava invalicabile, vale a dire Adriano Panatta e Corrado Barazzutti. Per emulare quest’ultimo e arrivare alla semifinale del prestigioso torneo newyorkese ci sono voluti 42 anni. Quasi il doppio dell’età di Matteo, 23enne che, grazie alle sue prestazioni, sta facendo proseliti generazionali. Il tennis grazie a lui è tornato al centro del nostro villaggio sportivo.
Domanda agli italiani: quanto tempo è passato dall’ultima volta che vi siete svegliati nel cuore della notte per assistere dalla tv a una partita di tennis? La risposta, per i più, «era dalla notte dei tempi». Chi scrive ricorda che portava i calzoncini corti e in una notte fredda di dicembre, in Italia, era la settimana prima del Natale 1976, l’albero era acceso come la televisione in bianco e nero e da lì con mio padre vedemmo alzare al cielo di Santiago del Cile la prima e unica Coppa Davis conquistata dalla Nazionale.
Erano gli azzurri di capitan Nicola Pietrangeli: Adriano Panatta, Corrado Barazzutti, Paolo Bertolucci e Tonino Zugarelli. Per ragioni politiche, il Cile languiva sotto la dittatura di Pinochet, nessun giornalista italiano era presente e il grande Giampiero Galeazzi ha raccontato ad Avvenire molti anni dopo che quella telecronaca la fece in uno studio della Rai senza mai muoversi da Roma. I genitori di Berrettini forse ricordano quella notte in cui i quattro moschettieri azzurri compirono l’impresa. E in cuor loro, assieme a tutti gli italiani, hanno sperato che l’altra notte il pupillo Matteo riuscisse nel piccolo miracolo sportivo: sconfiggere il n. 2 del mondo Rafa Nadal. Missione impossibile, per ora.
Cronaca di una sconfitta annunciata, come quella subìta a Wimbledon contro “sua maestà il tennis” Roger Federer. Ma in entrambi i match, anche se persi, il giovane Don Matteo ha dato lezioni di stile. Il ragazzo ha fatto “13”, non solo come posizione acquisita nel ranking mondiale ma perché è il nuovo modello sportivo. Berrettini è per sua ammissione un «perfezionista». Gioca tanto e bene, legge (Hemingway), scrive, si nutre di cinema ( La grande bellezza «è il mio film ideale») è un atleta leale che degli avversari ama «la correttezza » e il primo sms dopo ogni sfida «è per la famiglia». Uno così, al di là del tennis, lo aspettavamo da tanto.