Opinioni

Un ricordo intimo e un pensiero buono per tutti: ecco cosa conta

Marco Tarquinio giovedì 18 giugno 2020

Caro direttore,
perché le scrivo? Perché è passato esattamente un anno da quella brutta mattina. E sento il bisogno di 'parlare' del momento in cui squillò il telefono nella mia casa tedesca e di quello che venne poi. La telefonata, breve e tragica, mi comunicava senza possibilità di appello che 'mamma è salita in cielo'. Notizia che ti aspetti perché fa parte della vita. Una cosa è dirla e un’altra è soffrirla! Il tempo di recuperare il senso del tempo e siamo in viaggio. Duemila chilometri è una distanza immensa. Di auto non se ne parla, treno idem; si vola. Arrivo in tempo per poterla salutare e pregare con lei il Vangelo del giorno. Cerco di coordinare i pensieri e di realizzare l’accaduto: è morta mia madre! Il funerale è per il giorno dopo. Nella chiesa madre del paesello sperduto nell’Altopiano silano, è presente tutto il paese. Il parroco, e alcuni dei suoi predecessori. Celebrano la funzione con grande partecipazione loro e di noi tutti. Parlano della vita e delle opere di Achiropita (il nome di mamma). Raccontano storie e fatti di una donna che io non conoscevo. Ero partito troppo giovane. Non avevo vissuto la vita del giorno: le grandi e piccole cose che arricchiscono il nostro essere. Mi sentivo come se mi avessero asportato, anche se con il mio tacito consenso, una parte esistenziale della mia vita. Pendevo dalle labbra del parroco. Mamma ha fatto tutto questo? Mamma era questo? Sì, è stata una vita di sofferenze, di altruismo, di fede e di amore per tutti noi. Il telefono è stato molto riduttivo: 'Ciao, come stai, che tempo fa'. Confesso, pensavo, erroneamente, che il tempo si fosse fermato alla mia partenza e che aspettasse il mio ritorno per riprendere a correre. Gli anni e i lustri passano e noi, all’estero, si passa il tempo nell’oblio della memoria. Il mio parroco, parlando di mamma mi ha suonato un campanello d’allarme. La mia vita, le mie radici sono state e verranno ancora gelosamente custodite qui, nella mia terra, nella mia Parrocchia. 'Mamma è salita al cielo', ma io posso continuare ad ascoltare di lei per voce del mio parroco! Non dimentichiamoci degli affetti e delle cose belle che ci hanno dati. Un giorno di ferie possiamo sacrificarlo sull’altare della memoria, fa bene a corpo e spirito.

Saverio Vincenzo

Grazie per aver condiviso questo pensiero intenso e questo intimo ricordo familiare, caro amico. Aggiungo solo qualche altro giorno al suo «giorni di ferie» da «sacrificare sull’altare della memoria» e prima ancora della vicinanza alle persone care. Ecco che cosa conta davvero, che cosa non possiamo permetterci di perdere... Anche questi giorni di pandemia ci stanno facendo capire quanto ne abbiamo bisogno e quanto la nostra esistenza, per aver senso, abbia bisogno conciliare e mantenere in tutta la possibile armonia tempi di lavoro e tempi di vita. È questo che ci rende sereni e ci fa davvero ricchi.