Padre Patric non è solo. Se non tecnicamente, magari. Di cognome fa D’Arcy, è originario del Canada ed è il solo sacerdote ordinato quest’anno nell’arcidiocesi di New York. L’immagine non può non colpire: la metropoli-mondo, capitale del XX e fors’anche del XXI secolo, si ritrova con un unico prete sperso sotto le navate della cattedrale intitolata – neanche a farlo apposta – a San Patrizio. In realtà la situazione è un po’ diversa. Perché nelle settimane scorse, insieme con quella di padre Patric, il cardinale Timothy Nolan ha celebrato un’altra ordinazione, quella del francescano John Paul Oullette, che ora presta servizio in un convento di Harlem. E poi perché un uomo di Dio, anche quando è solo, non è mai solo veramente. Attorno a lui c’è sempre la Chiesa, che si manifesta nella paternità del vescovo così come nella semplice comunione dei fedeli. Da questo punto di vista, quella del «prete solitario», come l’ha scherzosamente – e rispettosamente – ribattezzato il
New York Times è una vicenda esemplare.Nato in un quartiere periferico di Toronto, desideroso di seguire la vocazione sacerdotale fin dall’infanzia, padre Patric ha oggi 33 anni. Prima di entrare in seminario ha insegnato per diversi anni storia e religione in una scuola cattolica, ed è stata proprio la conoscenza del passato a rafforzare la sua scelta. A colpirlo in particolare è stata la testimonianza dei martiri messicani, che negli anni Venti rappresentarono l’avamposto delle persecuzioni di cui i credenti sono ancora oggi fatti oggetto in tante parti del mondo. Dalla venerazione per il beato José Sánchez del Río – un ragazzo di quattordici anni passato per le armi nel 1928 – deriva probabilmente l’interesse di padre Patric per la religiosità ispanica. La sua decisione di portare a termine gli studi a Yonkers, il seminario dell’arcidiocesi di New York, è legata al fatto che a Manhattan e dintorni c’è una particolare richiesta di sacerdoti disposti a operare a contatto con i
latinos. Lo hanno assegnato alla parrocchia di Nostra Signora degli Angeli, nel Bronx, assecondando così la sua richiesta.Ancora una volta, qualche precisazione contribuisce a rendere meno drammatico il quadro: l’arcidiocesi retta dal cardinal Nolan ha una struttura particolare, si estende verso nord e non comprende quindi zone come il Queens o Brooklyn, dotate finora di strutture proprie per la formazione del clero. Dal prossimo anno, gli aspiranti sacerdoti si ritroveranno insieme a Yonkers, la cui popolazione passerà così da cinquanta a novanta studenti. Ancora pochi rispetto alle necessità del territorio (occorrerebbero almeno venti nuove ordinazioni all’anno, per il 2013 ne sono previste otto), ma in leggera controtendenza rispetto al calo degli ultimi anni. Dovuto alla crisi della pedofilia esplosa negli Usa esattamente dieci anni fa, si potrebbe sospettare. A spulciare le cifre, però, ci si accorge che già nel 1998 i preti novelli erano stati soltanto due. Mai, nella più che secolare storia della Chiesa newyorkese, ci era attestati su un’unica ordinazione.In tutto questo, padre Patric si dimostra sereno. Ammette che viviamo in tempi di «anticattolicesimo, anticristianesimo, forse addirittura di antireligione», ma sa anche che il 2012 – l’anno della sua classe sacerdotale, appunto – è stato proclamato da Benedetto XVI come il punto di partenza di una nuova evangelizzazione. Anche in Palestina, del resto, è andata così: il Maestro ha fissato negli occhi un pescatore, gli ha detto “seguimi” e quello, per grazia di Dio, è diventato pescatore di uomini. Ci si salva sempre in questo modo, uno per volta. E non da soli.