In questi ultimi mesi la Somalia ha fatto molta strada, è innegabile. I profondi cambiamenti di cui è stata teatro negli ultimi tempi testimoniano la forza di un impegno volto a far uscire il Paese dalla guerra civile e dall’indigenza: l’impegno dei leader somali, determinati a rispondere alle aspirazioni del proprio popolo in un futuro migliore, e quello dell’Unione Europea e dei partner internazionali, impegnati a sostenere il processo di ricostruzione e stabilizzazione. La campagna militare condotta dalla missione Amisom dell’Unione Africana e dalle forze nazionali somale è riuscita a isolare il gruppo terrorista al-Shabab in vaste aree del Paese. Le incursioni dei pirati lungo le coste somale sono diminuite ben del 93% negli ultimi due anni e i tentati attacchi del 2013 sono andati tutti falliti. Nell’entroterra, tuttavia, gli attentati terroristici continuano a mietere vittime e a minacciare la sicurezza e la stabilità del Paese, mentre è in corso il rientro degli esuli somali che cominciano a investirsi e a contribuire alla costruzione del nuovo Stato. In questo scenario è essenziale che la Ue e i partner internazionali sostengano la ricostruzione della Somalia aiutino le nuove istituzioni a gettare le basi del nuovo Stato federale e a organizzare le elezioni previste per il 2016. Per sottolineare i progressi compiuti e sostenere la ricostruzione, la Ue ospiterà il 16 settembre a Bruxelles una conferenza dal titolo "Un nuovo patto per la Somalia", nell’intento di suggellare, appunto, un patto tra la Somalia e la comunità internazionale che permetta di accelerare il percorso verso la pace e la prosperità, in linea con il cosiddetto approccio del "New Deal" a sostegno dei Paesi in situazioni di fragilità o postconflitto. L’evento servirà a inquadrare il futuro in una chiara visione politica, definendo le priorità dello sviluppo e individuando modalità di finanziamento e di erogazione degli aiuti in grado di garantire efficacia e responsabilità. Lo scopo di fondo è sostenere il processo politico in modo da completare la Costituzione e definire lo Stato federale, rispondendo alle aspirazioni del popolo somalo. I progressi realizzati fin qui devono molto al partenariato tra somali ed europei. In questi ultimi vent’anni la Ue è rimasta al fianco della Somalia nei momenti più difficili, prestando assistenza umanitaria quando il Paese era dilaniato dalla fame, sostenendo, insieme ai partner internazionali, la campagna dell’Amisom contro la minaccia terroristica o, ancora, con una missione di formazione, aiutando le forze armate somale a ripristinarne l’ordine. Quando i pirati infestavano le rotte di navigazione dell’Oceano Indiano, l’intervento provvidenziale della forza navale diretta dalla Ue (missione Eucap Nestor) ha permesso di contenere il fenomeno e di rafforzare la sicurezza marittima. Il Fondo di sviluppo della Ue non ha mai mancato di intervenire quando si sono verificate le condizioni per impostare azioni di sviluppo a lungo termine. Non possiamo però riposare sugli allori. È fondamentale sfruttare questo vento di cambiamento. Bisogna sconfiggere al-Shabab. Le aspirazioni politiche devono diventare una realtà stabile. Il Paese ha bisogno di istituzioni efficienti che sappiano conquistarsi la fiducia dei cittadini. Bisogna garantire lo Stato di diritto, la sicurezza e un’amministrazione che assicuri la corretta gestione finanziaria. E i Paesi vicini devono poter contare sul fatto che la Somalia contribuisca alla stabilità della regione anziché causare instabilità. È perciò importante agire subito e agire insieme. La chiave del successo è un’intesa tra la Somalia e la comunità internazionale che assuma la forma di un vero e proprio partenariato, nell’ambito del quale il popolo somalo si assumerà i diritti e i doveri di uno Stato sovrano, all’insegna della titolarità e della responsabilità future. La conferenza di lunedì sarà appunto l’occasione per dare alla Somalia il sostegno di cui ha bisogno e garantire al popolo somalo il futuro che merita.