Il direttore risponde. Forse è venuto il tempo di reclamare un «matrimonio a tutele crescenti»
Caro direttore,
pare che il governo metta mano alla “stagione dei diritti”. Sono poco convinto che l’opposizione sic et simpliciter alle richieste delle varie lobby possa dare qualche risultato efficace. Dopo 32 anni di matrimonio, 2 figli ormai adulti e portati all’università, genitori anziani accuditi, penso perciò che sarebbe il caso di iniziare a rivendicare lobbisticamente una legislazione che codifichi il “matrimonio a tutele crescenti”. Non so se i giuristi cattolici ci abbiano già pensato, ma si potrebbe fare una iniziativa di legge popolare per chiedere al Parlamento di istituire un percorso premiale fondato, appunto, sulla valorizzazione crescente della durata, della fedeltà, della generazione e crescita dei figli, della cura familiare degli anziani nella famiglia costituzionalmente protetta. Prevedere, per esempio, che ogni 3 anni di matrimonio le tasse del nucleo familiare si riducano del 0,3-0,5%, che una quota ulteriore si aggiunga per ogni figlio, per la loro crescita ed educazione, per il mantenimento in famiglia dei genitori anziani e dei malati cronici, ecc.. Se “stagione dei diritti” deve essere, perché non rivendicare anche una premialità nel matrimonio fra uomo e donna, stabile, fedele e accogliente?
Ivano Argentini