Un malato schernito è terribile degrado ma l'umanità vera è di chi non si adegua
Gentile direttore,
desidero segnalare un episodio di grave inciviltà che nei giorni scorsi ha avuto come vittima un mio amico. Appena reduce da una lunga degenza in ospedale, era seduto su una panchina di una piazza torinese. Si godeva il sole ed era felice di essere di nuovo fra la gente. Un gruppo di giovani, vedendolo, è scoppiato a ridere e gli ha urlato: «Spastico, perché non ti ammazzi?». Il mio amico è affetto dal morbo di Parkinson, a causa del quale talora muove scompostamente braccia e gambe. Avrebbe voluto reagire a quelle parole crudeli, ma non ne ha avuto la forza: si sentiva umiliato, privato della voglia di vivere. L’episodio, a mio parere, è agghiacciante. Non è un semplice scherzo (di pessimo gusto) di ragazzi, ma il sintomo di un male gravissimo, che comincia con lo scherno verso il più debole e finisce ad Auschwitz. Mi sono vergognata di essere parte del genere umano.
Laura Lorenza SciollaCapisco e condivido interamente la sua indignazione, cara amica. È vero: gesti come quelli che lei descrive sono sintomo di un terribile degrado, e tuttavia il genere umano non si riassume e non trova espressione nell’ignoranza aggressiva di persone crudeli come quelle che si sono scagliate contro il suo amico che combatte col morbo di Parkinson. Il genere umano si esprime infinitamente di più nella sua civilissima denuncia, nel suo non adeguarsi, nel suo modo di vivere e di sentire. Vergogniamoci, insomma, per gli insensati e i violenti, ma non facciamoci demoralizzare: l’umanità sono quelli come lei, come la parte migliore di noi. Senza presunzione né rassegnazione.