Opinioni

Un «interprete universale», figlio del popolo e della Chiesa. Dimenticato

Marco Tarquinio mercoledì 5 ottobre 2016
Gentile direttore,il "Dizionario Biografico degli Italiani" è un’opera in più volumi in corso di pubblicazione da decenni dall’Istituto dell’Enciclopedia Italiana (Treccani) con le biografie degli italiani illustri e passati alla storia. Negli ultimi anni la Treccani è stata infeudata a una corrente politica "progressista", per motivi a me ignoti. Una delle conseguenze evidenti è che negli ultimi volumi del Dizionario non sono stati ammessi personaggi di notevole spessore, probabilmente solo perché ecclesiastici. Cito il caso del famoso poliglotta ottocentesco cardinale Giuseppe Mezzofanti, stimato da studiosi di tutta Europa. In cambio, però, abbiamo voci dedicate ad attori e attrici anche di non prima grandezza, di non sopraffina arte e di non indimenticabili imprese. Ogni commento è superfluo.

Luca Pignataro, Roma



Francamente non sapevo della esclusione decisa dalla Treccani, gentile dottor Pignataro. Uomo di umili origini, di stupefacente intelligenza e di immensa cultura, Giuseppe Gaspare Mezzofanti (1774-1849) non ebbe in effetti altre ambizioni che di esercitare il ministero sacerdotale e di coltivare i suoi studi: intendeva quasi 80 lingue e scriveva e si esprimeva correntemente in circa la metà di esse: dal latino al cinese, dall’arabo al russo, dal tedesco al gaelico, dall’ebraico allo spagnolo, dall’aramaico all’inglese. Nonostante ciò, dalla natìa Bologna approdò a Roma dove continuò a dedicarsi alla cura delle anime e all’insegnamento, collaborando al dicastero delle missioni (Propaganda Fide) e alla Biblioteca Vaticana (di cui fu direttore) e dove, infine, un Papa estimatore e amico, Gregorio XVI (noto, anche a sproposito, per lo spirito conservatore, ma soprattutto per la saggia fermezza con cui condannò definitivamente la schiavitù) lo creò cardinale. George Byron lo definì, con ammirazione, «interprete universale» e Napoleone Bonaparte cercò invano di convincerlo a stabilirsi a Parigi che sognava capitale del mondo, ma forse la mitezza di Mezzofanti – tratto che tutti i testimoni dell’epoca gli riconobbero – gli avrebbe impedito di dolersi troppo per l’ingeneroso e tardo misconoscimento nell’Italia del XXI secolo. Potrei dirle, un po’ scherzando, un po’ no: meno male che c’è almeno Wikipedia (la cui voce, peraltro, valorizza largamente un articolo bello e documentato del collega Andrea Galli, pubblicato su "Avvenire" il 25 maggio 2008)... Mi auguro, però, che il "Dizionario Biografico degli Italiani", opera curata da quella meravigliosa istituzione culturale che è la Treccani riesca a ricordarsi di questo straordinario figlio del nostro popolo e della Chiesa, con una voce a lui specificamente dedicata visto che comunque, nelle sue pagine cartacee e digitali, cita già a più riprese "Giuseppe G. Mezzofanti" attraverso note dedicate a suoi importanti allievi e allieve... Potrebbe essere la prova che non esiste la conventio ad excludendum "ecclesiastica" che lei, gentile lettore, paventa. E non c’è dubbio che si tratterebbe di un sensibile… progresso. Se quello, davvero, fosse il punto.