Arginare la «fuga dei cervelli». Un impegno per dare voce alla tenacia dei giovani
Caro direttore,
mentre in Finlandia viene nominata – per la terza volta – una prima ministra donna, stavolta la 34enne Sanna Marin, leader più giovane al mondo in questo momento, alla guida di una coalizione pentapartito i cui vertici sono essenzialmente di sole donne, la fotografia dell’Italia, così come restituita dagli ultimi dati Censis e Ocse-Pisa, delinea un quadro molto complesso e delicato per i giovani.
Il nostro – suggeriscono gli ultimi studi citati – è un Paese in grande affanno, incapace di trattenere i propri laureati, che sta rapidamente invecchiando e che sui giovani ha smesso di credere e investire. In particolare al Sud l’emigrazione in Italia o all’estero sta portando a un impressionante impoverimento del capitale umano e non solo. Un vero dramma sociale in cui idealmente – se si considerano i numeri dello spopolamento: lo Svimez ha segnalato 2 milioni in meno in 15 anni – intere città muoiono.
Anche se restano scolpiti nella nostra memoria, non siamo più di fronte ai viaggi verso Ellis Island di chi viaggiava con la valigia di cartone e sognava un nuovo mondo da conquistare per ripartire da zero.
Oggi i nostri giovani, preparati, qualificati e ben istruiti, con già alcune esperienze estere, lasciano dopo un’attenta pianificazione, con il supporto economico dei genitori (dove possibile) e con la possibilità di iniziare una nuova vita all’estero da classe dirigente. E non è una tendenza che coinvolge soltanto gli studenti laureati o universitari. L’età in cui matura l’idea di partire riguarda appieno gli studenti delle scuole superiori. L’Italia non solo sta perdendo la propria futura classe dirigente, ma sta rinunciando anche solo alla formazione dei ragazzi. Le cause sono tante, molto complesse, e vengono da lontano. Questa però non può essere una giustificazione per non provare a reagire. Il primo passo per risolvere un problema è riconoscerne l’esistenza.
Cosa fare quindi? Quali opportunità e prospettive concrete il Paese può offrire ai nostri giovani per evitare di perderli? Come possiamo far ripartire una macchina ingolfata quando le alternative estere sono molto allettanti? La vera sfida è tutta qui. Per le istituzioni e per la classe dirigente, che inevitabilmente deve farsi carico di questa responsabilità.
In questo contesto, l’Agenzia nazionale per i giovani, che dirigo da oltre un anno, quotidianamente, con costanza e impegno, prova a fare la sua parte. Investe in progetti pensati e realizzati da giovani per i giovani. Aiuta tanti ragazzi a poter vivere esperienze all’estero (si veda il programma Erasmus+) con l’idea di tornare in Italia e contribuire allo sviluppo del Paese. Alimenta – ed è il compito più arduo – il fuoco della cittadinanza attiva europea. Forma – prova a formare – giovani generazioni più consapevoli del loro ruolo nella società e della loro responsabilità nel 'raddrizzare' il Paese (si veda il programma Corpo europeo di solidarietà).
Certo, si potrebbe e dovrebbe fare di più. In termini di finanziamenti, di presenza sui territori, di sinergie da attivare tra istituzioni. Nonostante tutto, però, l’Agenzia gioca un ruolo che sarà sempre più determinante nel fronteggiare questa emergenza.
Pochi giorni fa, durante un giro di visite in tutta Italia, organizzato per inaugurare i 44 presìdi di partecipazione di ANGinRadio, la radio dell’Agenzia, abbiamo fatto tappa a Domanico, in provincia di Cosenza, un paesino di 980 abitanti dell’entroterra della Calabria per dare il via ai programmi di Radio Cascina Way. Abbiamo ricevuto un’accoglienza calorosa. Erano anni – ci hanno raccontato – che qualcuno 'da Roma' non si recasse lì anche solo per una visita. Nonostante la distanza delle istituzioni centrali in tanti territori, soprattutto al Sud, ho incontrato ragazze e ragazzi che non vogliono abbandonarsi all’idea di dover lasciare la propria terra, sono pronti anche ad 'accontentarsi' pur di contribuire alla crescita del loro territorio. Quello che lascia più attoniti e che dovrebbe darci la spinta – lo choc – per invertire la rotta è proprio questo: i nostri ragazzi hanno smesso di sognare. Mentre prima i figli ambivano a una qualità e a un progetto di vita superiore, più elevato, a quello dei propri genitori, oggi i ragazzi sono assuefatti all’idea che sicuramente staranno peggio.
Lì – a Domanico – abbiamo aperto un piccolo faro. Temporaneo, purtroppo. Ma è quanto basta per iniziare, per far scattare una scintilla. La radio dell’Agenzia lì costituirà un megafono, i ragazzi di Cascina Way finalmente avranno una voce. E qualcuno che potrà sentirli.
Direttore generale Agenzia nazionale per i giovani