Il direttore risponde. Un appello al governo che verrà: sappia portarci fuori dalla «guerra»
Caro direttore,
vorrei rivolgere un appello al premier incaricato Renzi, che certo saprà che il suo nome – Matteo – significa “dono di Dio”. Un dono per la sua famiglia. Che può essere un dono per l’Italia. Ma siccome, dicono i suoi detrattori, è «frenetico e un po’ volubile», vorrei suggerirgli di frenare la lingua e di rinforzare l’empatia verso la patria e verso gli ultimi. Così ce la farà. Siamo un popolo meticcio e turbolento, specie noi “terroni”, ma siamo meravigliosi per creatività, tenacia, generosità. Scelga una bella squadra di persone che vogliono il bene comune. Lui così giovane ci adotti tutti, anche i pensionati, ma adotti specialmente i suoi coetanei con famiglia e senza lavoro, gli artigiani in estinzione, i piccoli imprenditori che stanno chiudendo. E adotti lo stile di vita e l’approccio agli altri di quell’oriundo latinoamericano che è oggi Vescovo di Roma, di colui che ci sta rieducando tutti alla sobrietà e alla parresia (la franchezza che ci salva l’anima) all’umiltà e alla misericordia (la saggezza che salva il mondo) al linguaggio garbato e attento della pazienza e del rispetto. L’emulazione dei veri grandi ci fa crescere in efficacia ed efficienza. I presunti “grandi uomini” e le “prime donne” che affollano il Parlamento starnazzando hanno bisogno di aria nuova: escano tra la gente. Se lui, il presidente del Consiglio, darà l’esempio, il buon senso prevarrà. Dobbiamo, tutti insieme, raddrizzare la “Concordia” , la nave Italia che troppi cercano di affondare. Vorrei regalargli un motto che è ispirato al Vangelo del suo omonimo (cfr. Matteo 18,3) e che è un programma di vita e di governo: «La più grande maturità coincide con l’innocenza». È stato apprezzato, a suo tempo, da uomini saggi che l’hanno posto a suggello di un coinvolgente “Manifesto per la Pace” che nel 1988 venne letto per la prima volta a un grande convegno di uomini e donne di scienza. A questa saggezza evangelica si è ispirato, concretamente, un grande sindaco di Firenze e un vero uomo di pace: Giorgio La Pira. Coraggio, abbiamo sprecato decenni in ridicole e sterili polemiche, ripariamo la casa del futuro, l’Italia in apnea chiede di respirare! Dobbiamo saper uscire da una vera “guerra” (economica, politica, socioculturale). Dobbiamo metterci alle spalle una lunga e rischiosa crisi civile.
Vincenzo Pucci, Marina di Tórtora(Cs)