Ucraina. Guerra giorno 91: il Donbass è in bilico e sul grano Mosca tenta uno scambio
Nel 91° giorno di guerra tiene sempre banco la crisi alimentare mondiale, mentre la Russia cerca di stringere i tempi nel Donbass. A Est, Mosca sembra aver abbandonato i suoi tentativi di imporre un grande accerchiamento nella regione (l'asse Izium-Zaporizhia), a favore della creazione di diverse sacche più piccole, capaci di isolare alcuni dei punti chiave della difesa ucraina.
In particolare, le milizie filorusse hanno annunciato di aver quasi completato l'accerchiamento di Severodonetsk, ultimo bastione ucraino nella provincia di Lugansk. Secondo lo Stato maggiore di Kiev, l’Armata d’invasione sta facendo un uso più intenso dell'aviazione per sostenere l'avanzata della fanteria e "distruggere le infrastrutture essenziali e militari". Nel Donetsk, l'altra provincia del Donbass, sono in corso combattimenti per il controllo della città di Lyman, importante snodo ferroviario, la cui occupazione consentirebbe a Mosca di puntare da Nord Est a Sloviansk e Kramatorsk, principali roccheforti ucraine nella regione.
Se i combattimenti non vedono prospettive di un’attenuazione, gli annunci e i movimenti sul piano politico-diplomatico si fanno più intensi. Il Cremlino ha annunciato che sarebbe disposto a consentire l'uscita di mercantili carichi di generi alimentari dall'Ucraina, a patto di una parziale revoca delle sanzioni. A dichiararlo è stato il viceministro degli Esteri, Andrei Rudenko: "Abbiamo ripetutamente affermato su questo punto che una soluzione al problema alimentare richiede un approccio completo, compreso l’allentamento delle misure che sono state imposte sulle esportazioni e le transazioni finanziarie russe. E richiede altresì lo sminamento da parte ucraina di tutti i porti dove siano ancorate navi”.
Gli ha risposto duramente a stretto giro il ministro degli Esteri di Kiev, Kuleba: "Ora Mosca ricatta il mondo chiedendo di revocare le sanzioni in cambio dello sblocco delle esportazioni alimentari dell'Ucraina. Qualsiasi politico o funzionario straniero che pensi di accettare questo gioco dovrebbe prima visitare le tombe dei bambini ucraini uccisi e parlare con i loro genitori".
Ma la partita sul grano è molto complessa. Ne dà conto l’agenzia “Reuters” in un articolato reportage, secondo il quale la Russia ha poco da guadagnare dall'accettare la proposta delle Nazioni Unite di sbloccare le esportazioni di cereali ucraini attraverso il Mar Nero in cambio della liberazione delle esportazioni di fertilizzanti russi e bielorussi dalle sanzioni occidentali. Quest'anno Mosca si aspetta infatti un raccolto record e ingenti esportazioni da vendere nella stagione tipica delle consegne a partire da luglio, in gran parte dai porti del Mar Nero che rimangono aperti, mentre i porti ucraini sono bloccati dal 24 febbraio.
I prezzi globali del grano sono alti non solo per la guerra, ma anche per la mancanza di precipitazioni e lo stop alle esportazioni deciso dall'India. La Russia si trova pertanto in una buona posizione per trarne vantaggio, poiché il suo raccolto viene descritto come uno dei migliori degli ultimi anni (87 milioni di tonnellate). Insieme alle grandi scorte, si tradurrà in un'elevata eccedenza esportabile nella nuova stagione. Putin ha dichiarato recentemente che la Russia aumenterà le vendite di grano all’estero.
Più di 20 milioni di tonnellate di cereali sono invece bloccate in Ucraina, come è noto. Prima del conflitto, l'Ucraina esportava quasi tutto il suo grano e i semi oleosi da Odessa, fino a 6 milioni di tonnellate al mese. Ora i treni merci utilizzati possono consegnare solo 1-1,5 milioni di tonnellate. Ma riaprire la rotta navale significherebbe sminare i mari intorno alla città portuale, dove Kiev teme uno sbarco russo. E se anche le esportazioni ucraine dal Mar Nero riprenderanno, secondo gli analisti interpellati da “Reuters”, non saranno sufficienti a ripristinare le forniture globali, mentre gli agricoltori di tutto il mondo non hanno usato abbastanza fertilizzanti per le loro semine primaverili e potrebbero avere difficoltà ad acquistarne a sufficienza per le semine autunnali.
Un quadro sempre più fosco per il quale si attende una proposta ragionevole di trattativa nella fase del conflitto in cui le posizioni sembrano fortemente polarizzate. Unico spiraglio per la diplomazia, alcune divergenze di strategia che cominciano a manifestarsi nei vertici ucraini e nel fronte occidentale: a partire da qui potrebbe nascere la necessità di trovare una via comune per il negoziato.