Opinioni

Ucraina. Guerra giorno 461: i droni su Mosca e le tattiche "segrete" delle due parti

Andrea Lavazza martedì 30 maggio 2023

I danni dell'attacco dei droni su Mosca

La guerra in Ucraina è giunta al giorno 461, segnato dall’attacco di droni su Mosca, pur non rivendicato ufficialmente, mentre continuano i pesanti raid russi su Kiev e altre città del Paese. I velivoli senza pilota, con grande probabilità ucraini, hanno colpito quartieri residenziali della classe dirigente della capitale della Federazione, secondo quanto dichiarato dalle stesse autorità, in quella che un politico locale ha definito l’azione più insidiosa dalla Seconda Guerra Mondiale.

Il ministero della Difesa russo ha dichiarato che otto droni lanciati dall’Ucraina e destinati a colpire abitazioni civili sono stati abbattuti o deviati. Due le persone rimaste ferite, mentre alcuni condomini sono stati brevemente evacuati, secondo il sindaco Sobyanin. I residenti hanno detto di aver sentito forti boati seguiti dall'odore di benzina. Alcuni hanno filmato un drone abbattuto e un pennacchio di fumo.

Quella compiuta martedì è la seconda incursione di droni a Mosca, 450 chilometri in linea d'aria dal confine ucraino, dopo quella che ha portato due aerei sul Cremlino lo scorso 3 maggio. I due mezzi erano stati fatti esplodere sulla cupola del Palazzo del Senato. Nessuna vittima, pochi danni materiali, solo due tegole del manto in rame a copertura del tetto da sostituire, come accaduto questa volta, ma un impatto simbolico molto grande. Prima il centro del potere in Russia e, oggi, anche la zona in cui risiedono, nei boschi intorno all'autostrada della Rublyovka, le élite del Paese, la stessa aerea in cui si trova Novo Ogarevo, la residenza del presidente Putin, e quella del numero due del Consiglio di sicurezza, Dmitry Medvedev.

Nelle stesse ore, sulla capitale ucraina cadevano altri ordigni. Le forze armate della Federazione hanno utilizzato 31 droni kamikaze Shahed, 29 dei quali distrutti dalla contraerea nella fase di avvicinamento. Almeno una persona è morta, quattro sono state ricoverate in ospedale e si sono registrati danni a edifici e auto in diverse parti della città, causati dalla caduta di detriti.

Nel tentativo di mettere sullo stesso piano agli occhi dell’opinione pubblica un singolo attacco poco più che simbolico e i bombardamenti sistematici operati da mesi su villaggi e metropoli che hanno provocato la morte di centinaia (se non di migliaia) di civili, Putin ha affermato che Kiev, con gli ultimi raid oltreconfine, sta provocando la Russia a intraprendere contromisure di natura speculare. Il Cremlino "penserà a come rispondere" a quanto accaduto. "L'Ucraina", ha detto il presidente, "sta cercando di intimidire i nostri cittadini: questo è il segno di un'attività terroristica. Siamo arrivati agli attacchi con droni, si tratta della via dell'intimidazione”.

In qualche misura quest’ultima affermazione, a differenza delle altre, coglie nel segno. Colpire Mosca, e i luoghi che dovrebbero essere più protetti, anche se non porta nessun vantaggio strategico, può instillare timori nella popolazione e dubbi sulle certezze propagandate dal presidente circa la sicurezza garantita al Paese e le prospettive di vittoria nel conflitto. Impossibile nascondere l’attacco e darne una narrazione diversa, quando le immagini rimbalzano in pochi secondi da un punto all’altro del globo. Ecco allora che per Kiev questa tattica funziona da diversivo e anche da arma psicologica, in attesa di sviluppi più sostanziali.

In una fase in cui i vertici ucraini devono decidere, in condivisione con gli alleati occidentali e in primo luogo gli Stati Uniti, se e come avviare la controffensiva tanto annunciata, la strategia di Mosca sembra invece incentrata su due coordinate. La prima è strettamente militare: continui attacchi dal cielo che tengano impegnata la forza di fuoco delle batterie ucraine, distogliendole dal ruolo di supporto all’avanzata delle forze di terra. La seconda è più politica e di immagine: cercare di ribaltare su Kiev le accuse di terrorismo, sfruttando gli sporadici attacchi sul suolo russo (di cui l’Ucraina ha per lo più smentito la paternità – anche se spesso con poca convinzione e credibilità - obbligata dal fatto di avere promesso alla Nato di non usare sue armi in casa dell’invasore. Peraltro nell'Alleanza, c'è divisione: la Casa Bianca non sostiene le azioni in Russia, mentre Londra afferma che sono un diritto del Paese aggredito).

Tutto questo in una fase in cui l’entrata in campo di un inviato cinese e il possibile rischierarsi di molti Paesi non allineati verso il blocco Pechino-Mosca potrebbe spingere verso una soluzione diplomatica che preveda un cessate il fuoco senza alcun ritiro da parte delle truppe della Federazione dalle zone occupate. Proprio ieri il governo sudafricano ha concesso l'immunità agli esponenti dei Paesi Brics che partecipano al vertice dei ministri degli Esteri questa settimana e al summit dei capi di Stato ad agosto. Tra questi, potenzialmente anche il presidente russo, raggiunto da un mandato d'arresto della Corte penale internazionale per le accuse di crimini commessi nella guerra d’invasione.