Ucraina. Guerra giorno 416: lotta di potere in Russia, "terrorismo" di Mosca sui civili
Il leader della milizia russa Wagner, Evgheni Prigozhin
È una guerra fatta sostanzialmente di attacchi in stile terroristico e di parole mirate a confondere il nemico quella che in Ucraina ha raggiunto il giorno 416. Non vi sono infatti scontri significativi sul campo ad eccezione di Bakhmut e i colpi di Mosca si abbattono di preferenza su zone residenziali, dove colpiscono i civili. E dopo la fuga di notizie dal Pentagono si infiamma anche lo scontro all’interno dei palazzi del potere di Mosca, con le esplosive e ambigue dichiarazioni del capo della milizia Wagner, Evgheni Prigozhin.
La Russia ha bombardato una zona residenziale nella città orientale di Sloviansk, centrando un condominio e uccidendo almeno undici persone. Tra le vittime, anche un bambino di due anni, estratto dalle macerie e morto sulla strada verso l'ospedale. Secondo Kiev, la cittadina - che si trova a 45 chilometri da Bakhmut, dove infuria ancora la battaglia e le forze della Federazione stanno lentamente avanzando - è stata colpita da sette missili che hanno raggiunto cinque abitazioni, una scuola e un edificio amministrativo. Vadim Lyakh, il capo dell'amministrazione militare locale, ha detto che i feriti sono una ventina.
Se i mercenari della Wagner cantano vittoria a Bakhmut, il loro fondatore e leader ha apparentemente lanciato un appello ai vertici del Paese per dichiarare raggiunti gli obiettivi della "operazione militare speciale" e interrompere in modo unilaterale i combattimenti. “Per le autorità e la società è necessario porre fine al conflitto", ha scritto Prigozhin in un articolo, di cui è stata diffusa una sintesi su Telegram. L'ideale, ha aggiunto, sarebbe "annunciare che la Russia ha ottenuto i risultati che cercava, e in un certo senso lo abbiamo fatto". "In teoria - scrive il capo di Wagner - la Russia ha già annientato gran parte della popolazione maschile attiva dell'Ucraina e intimidito l'altra parte, che è fuggita in Europa".
Prigozhin ha sottolineato che la Russia è riuscita a impadronirsi del Mar d'Azov e di gran parte del Mar Nero, ha sequestrato un "succoso pezzo di territorio ucraino" e ha creato un corridoio terrestre verso la penisola di Crimea, annessa da Mosca nel 2014. Se tutto questo può essere interpretato come un sorprendente invito a fermare le ostilità, proprio mentre Kiev si dichiara alla vigilia di un grande attacco, cominciano poi le affermazioni di interpretazione meno univoca.
Dice infatti il cosiddetto “cuoco di Putin” (perché le sue attività di catering, precedenti a quelle militari, furono utilizzate anche dal presidente): bisogna "fortificarsi e aggrapparsi con le unghie e con i denti ai territori che già si possiedono" e non raggiungere alcun tipo di accordo con l'Ucraina, con la quale si può solo combattere. Gli ucraini sono pronti a una controffensiva e Mosca altrettanto pronta a respingerla. "La Russia non può accettare alcun accordo, solo una battaglia leale, e se usciamo da questa battaglia malconci, non c'è nulla di cui preoccuparsi: le fortificazioni difensive della Russia rendono impossibile penetrare il suo territorio in profondità".
In sostanza, interrompere l’operazione speciale conservando le zone conquistate senza alcuna trattativa né accordo con Kiev e l’Occidente. Una soluzione alla crisi decisamente avventurosa e improbabile, che forse si può meglio leggere come il tentativo di Prigozhin di creare le condizioni per sfruttare un eventuale fallimento militare russo, nel caso l’attesa azione ucraina avesse successo, come sostiene anche il think tank americano Institute for the Study of the War.
Il leader di Wagner, nel suo lungo scritto, avverte che un egoistico "Stato profondo" russo (descritto come "una comunità di élite vicine allo Stato che operano indipendentemente dalla leadership politica e hanno stretti legami e una propria agenda") è attualmente in crisi a causa degli insuccessi dell'esercito della Federazione nel garantire una vittoria in tempi rapidi. Prigozhin accusa i membri di questo Stato profondo, inseriti nella burocrazia russa, di sabotare deliberatamente l’esito della guerra, perché intenzionati a riprendere la loro vita fatta di lussi e privilegi. Sarebbe quindi lo “Stato profondo” a spingere il Cremlino a "fare gravi concessioni", che equivalgono a "tradire gli interessi russi".
Il rischio è di sopravvalutare queste affermazioni contraddittorie, anche se di certo Prigozhin ha un ruolo importante nel conflitto e non sono da escludere forti dissensi ai vertici, ma al di sotto di Putin. È certamente possibile che la mutevole strategia bellica russa sia stata il frutto di divergenze negli apparati e nei comandi e che, in questa fase di passaggio, i disaccordi stiano venendo maggiormente allo scoperto. Oppure, ancora una volta, si tenta di creare una cortina fumogena per disorientare il nemico che sta per lanciare il suo attacco, come è avvenuto pure per le carte più o meno segrete uscite dai comandi militari americani e variamente manipolate nel momento di diffonderle.
Sul piano diplomatico va anche evidenziata la missione cinese del presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva, che non pare abbia portato progressi sulla strada verso negoziati tra i contendenti. Anzi, le mosse (contratti commerciali con Pechino) e le parole (“è necessario che gli Stati Uniti smettano di incoraggiare la guerra e inizino a parlare di pace”) di Lula hanno creato delusione e irritazione negli Stati Uniti e anche nel blocco Nato, poiché il leader sudamericano ha invitato "i Paesi che forniscono armi a smettere di farlo”. Lula ha sottolineato il ruolo che può avere la Cina, ma senza ottenere nulla di più di quanto abbiano raccolto i capi di Stato e governo europei giunti a colloquio con Xi Jinping.
Da registrare infine una lunga telefonata tra il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e il presidente francese Emmanuel Macron proprio a proposito del recente viaggio a Pechino di quest’ultimo. Ha fatto discutere l’affermazione di Macron secondo cui l'Europa non dovrebbe allinearsi automaticamente agli Stati Uniti nel caso di una escalation cinese su Taiwan. Ugualmente foriera di polemiche l’idea che si può essere un "alleato" degli Usa senza diventarne un "vassallo". Zelensky ha comunque detto di aver espresso "gratitudine" alla Francia per aver "condannato la terribile esecuzione disumana di un soldato ucraino da parte di criminali di guerra russi", mostrata pochi giorni fa in uno choccante video.