Opinioni

Ucraina. Guerra giorno 339: scintille Italia-Russia e gli scenari da conflitto mondiale

Andrea Lavazza sabato 28 gennaio 2023

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Nel 339° giorno della guerra in Ucraina sale la tensione tra Russia e Italia con uno scambio tra Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza, e il ministro della Difesa, Guido Crosetto. In un post su Telegram, l’ex presidente diventato falco tra i falchi ha attaccato il responsabile del nostro apparato militare, definendolo "uno sciocco raro, imprenditore con un'istruzione superiore incompiuta”, in riferimento alle dichiarazioni circa la fornitura di veicoli blindati come un modo per evitare la Terza guerra mondiale. Rasoiate anche per il governo inglese “colpevole” di insistere per rifornimenti immediati a Kiev di armi pesanti.

Secondo Medvedev, "difendere un'Ucraina che nessuno vuole in Europa non salverà il Vecchio mondo decrepito da eventuali ritorsioni. In secondo luogo, se dovesse scoppiare una Terza guerra mondiale, non si tratterebbe, ahimè, di carri armati e nemmeno di jet da combattimento, in quel caso sicuramente tutto andrebbe in macerie".

"Se i russi non cercassero una vittoria totale, ma solo la fine delle ostilità e il ripristino della legalità internazionale, che sono l'unico obiettivo del governo italiano e della mia azione di ministro, basterebbe che si sedessero al tavolo della pace. Solo in questo modo, e immediatamente, cesserebbe tutto. Sia la guerra sia gli aiuti militari dell'Italia e degli altri Paesi che stanno soltanto aiutando uno Stato aggredito a difendersi da uno Stato aggressore", la replica a stretto giro di Crosetto. Che ha ribadito come egli si “ostini a pensare che sia giusto aiutare una nazione aggredita senza alcuna ragione e alcun motivo, come l'Ucraina, a difendere le proprie città, il proprio popolo e la propria esistenza”.

Le affermazioni del ministro che hanno scatenato la reazione di Mosca, nel momento in cui si parla di tank occidentali offerti a Zelensky, si riferivano alla possibilità che sia l’ingresso di carri armati russi a Kiev e ai confini della Nato a scatenare una Terza guerra mondiale: "Fare in modo che non arrivino è l'unico modo per fermarla". Uno scenario che per alcuni aspetti coglie l’attuale evoluzione della crisi, oltre a rispecchiare in parte la dottrina e gli orientamenti dell'Alleanza Atlantica. Ovviamente, non c’è nessuna volontà dell’Alleanza di avviare un conflitto aperto con la Russia che potrebbe facilmente degenerare in un confronto nucleare distruttivo.

Quello che già qui si diceva è però che l’impegno sempre più cospicuo di risorse Nato –nelle ultime ore starebbero progredendo anche negoziati per l'invio all'Ucraina di caccia e missili a lungo raggio, ha detto il consigliere della presidenza, Mykhailo Podoliak – rende una vittoria piena di Mosca e una sconfitta totale di Kiev uno scenario molto pericoloso per i Paesi occidentali potenzialmente minacciati dalla Russia come nuovi bersagli. Soprattutto nel momento in cui si stanno impoverendo gli arsenali per sostenere la resistenza del Paese invaso.

Va in questa direzione l’intesa tra Roma e Parigi per cedere sistemi di difesa aerea Samp-T insieme a un certo numero di missili Aster-30 in modo da rafforzare la capacità delle forze armate ucraine di contrastare gli attacchi russi del cielo. Anche l’ultima giornata è stata segnata da lanci di razzi e colpi di artiglieria. Nei combattimenti, Mosca ha denunciato un attacco ucraino contro un ospedale a Novoaidar, nel Lugansk, che avrebbe provocato "14 morti e 24 feriti".

Numerosi analisti sembrano intanto sempre più convinti che il Cremlino voglia accelerare la sua nuova offensiva (forse già all’anniversario del 24 febbraio) per prevenire il rafforzamento militare del nemico. Un rafforzamento dato soprattutto dai carri armati promessi in questi giorni. Ma, passata l’euforia dell’annuncio, si precisano meglio i contorni dell’importanza dei nuovi invii di mezzi pesanti, che potrebbe non essere così forte come ipotizzato da alcuni.

Ben Barry, ricercatore dell'Istituto Internazionale di Studi Strategici, ha detto alla Bbc che i carri armati occidentali faranno la differenza, ma ha anche avvertito che è improbabile che gli impegni presi finora dai Paesi occidentali si rivelino decisivi. I tank sono un elemento chiave per le operazioni offensive, sfondare le linee nemiche e riconquistare il territorio. In alto numero e in formazione stretta, possono abbattere le difese del nemico. Ma hanno bisogno del sostegno preventivo dell'artiglieria e di quello della fanteria per mantenere il terreno conquistato.

Questo significa che per condurre operazioni offensive simultanee su fronti diversi, come hanno fatto l'anno scorso nel Nord e nel Sud del Paese, le forze armate ucraine dovrebbero disporre di ben più di cento carri armati Leopard 2 o M2 Abrams. È vero che i pacchetti promessi da Londra, Washington e altre capitali comprendono tutta una serie di mezzi complementari per un attacco massiccio, ma per mettere in campo truppe addestrate sui nuovi e più sofisticati strumenti ci vorranno probabilmente mesi.

Per questo lo scontro verbale tra Medvedev e Crosetto non è soltanto un episodio della guerra di propaganda, ma racchiude in sé il senso delle strategie dei due fronti. E dà la misura dei pericoli cui la crisi in corso ci sta esponendo.