Ucraina. Guerra giorno 330: il Putin che si nasconde e nuovi armi in arrivo dalla Nato
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La guerra in Ucraina è arrivata al giorno 330 e, alla vigilia del vertice tra Nato e Paesi sostenitori di Kiev, arriva una serie di nuove forniture di armi in vista della pluriannunciata battaglia di primavera. E si torna a parlare dei misteri che circondano Vladimir Putin. Il presidente Zelensky ha affermato di non essere sicuro che sia vivo, facendo riferimento a immagini tv che sembrano artefatte, il Cremlino ha replicato seccamente. Cominciamo da qui.
Di certo il capo del Cremlino non è morto. Ma alcuni analisti molto attenti alle vicende del potere di Mosca hanno notato come il recente comportamento pubblico di Putin - che evita di stare in compagnia ravvicinata anche dei suoi collaboratori più stretti - non può essere interpretato se non come una crescente paura di essere assassinato da qualcuno a lui vicino. Si ricorda inoltre che è stata annullata, per la prima volta in dieci anni, la conferenza stampa di fine anno che vedeva protagonista il leader del Cremlino.
Un episodio che sembra avvalorare questa paranoia (o i timori reali di Putin, dipende da come si interpreta la situazione nei palazzi che contano in Russia) viene dalla cerimonia commemorativa, svoltasi nei giorni scorsi, dell'ex leader della repubblica di Baschiria, Murtaza Rakhimov, uomo forte dello Zar nella regione. Quando il presidente è andato a rendere omaggio alla salma, nella città di Ufa, dalla camera ardente sono state allontanate tutte le guardie d'onore, oltre ai parenti e, ovviamente, gli altri convenuti per l’ultimo saluto. Presenti, a distanza, solo alcune persone in abito scuro, forse sue fedelissime guardie del corpo.
Nelle ultime ore, per rafforzare la mitologia del Capo e come da "sua tradizione" in occasione dell'Epifania ortodossa, di Putin, 70 anni, si è detto che nella notte tra il 18 e il 19 gennaio ha fatto il bagno nelle acque gelate di un fiume nella regione di Mosca. “Si è detto”, perché in passato venivano mostrate le immagini, quest’anno lo ha soltanto reso noto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, precisando che "non ci sono materiali video o fotografici". Ma non bisogna dimenticare che anche all'inizio della guerra si verificarono strani black-out televisivi durante un suo comizio pubblico.
In passato, sono circolate molte voci su presunte malattie, in particolare un tumore, di cui soffrirebbe il presidente russo. Il suo volto, la sua postura e i suoi movimenti sono stati scrutati a distanza da esperti di varie discipline mediche e psicologiche, ma senza che si sia potuti giungere ad alcune diagnosi o conclusione basata su elementi certi. La conduzione ondivaga del conflitto, i continui cambi di generali al fronte e anche le mosse non sempre coerenti in ambito interno e internazionale hanno fatto pensare a una diminuita lucidità del “padrone” del Paese.
Il risultato è però l’impossibilità di ipotizzare una strategia efficace per contrastarlo, mirata sulla linea del Cremlino, perché la linea del Cremlino non è facilmente identificabile. Il Putin che non si mostra in pubblico è forse allora il Putin che sta dando filo da torcere al fronte occidentale che ne vorrebbe ridurre o sterilizzare del tutto la minaccia. Una minaccia quanto mai reale e insidiosa, se lo stesso ex segretario di Stato americano Henry Kissinger si è detto ora favorevole all’ingresso dell’Ucraina nella Nato, dopo che per mesi aveva assunto una linea molto più cauta nei confronti di Mosca.
Il fronte occidentale si troverà venerdì 20 a Ramstein per cercare di trovare un’intesa sulle nuove forniture di armi che Kiev sta invocando ripetutamente. Prima della riunione dei volenterosi sono arrivate le decisioni importanti di Svezia, Danimarca, Regno Unito, Estonia, che hanno varato importanti pacchetti di mezzi pesanti, pezzi di artiglieria e missili. L’Estonia in particolare ha raggiunto con l’ultima spedizione una spesa complessiva pari all’1% del proprio Pil, equivalente per l’Italia a una cifra superiore ai 20 miliardi di euro. All’Ucraina è appena giunta anche una prima tranche di 3,2 miliardi di dollari del programma di assistenza finanziaria da 18 miliardi approvato dalla Ue a metà dicembre.
Il tema chiave sul tappetto è comunque quello della fornitura di carri armati di ultima generazione, che possono modificare le sorti delle battaglie sul terreno. I Leopard 2 sono i più ambiti dalle forze armate di Kiev, ma la Germania sembra intenzionata a concederli o almeno ad approvarne la consegna da parte di Paesi terzi solo se gli Stati Uniti faranno altrettanto con i loro Abrams. Polonia e Finlandia hanno infatti promesso di inviare Leopard, ma hanno bisogno dell’autorizzazione di Berlino.Una decisione potrebbe arrivare a seguito della citata riunione degli alleati occidentali dell'Ucraina presso la base di Ramstein, nel sud-ovest della Germania. Ma il principale consigliere per la sicurezza del Pentagono, Colin Kahl, ha dichiarato che gli Usa non sono disposti a soddisfare le richieste di carri armati. Lo scenario potrebbe cambiare rapidamente, se sono vere le indiscrezioni che danno un mutamento di posizione da parte dell’Amministrazione Biden anche sul via libera a Kiev per colpire le basi in Crimea da cui partono gli attacchi al territorio invaso. Le prossime ore diranno se l’escalation militare avrà una ulteriore accelerazione.