Ucraina. Guerra giorno 323: l'eccidio inutile di Soledar e nuove tensioni al Cremlino
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La guerra in Ucraina è arrivata al suo 323° giorno e l’attenzione è concentrata sulla battaglia di Soledar, la cittadina mineraria nel Donetsk, Donbass, regione orientale del Paese, che la Russia tenta di conquistare pienamente, in uno scontro durissimo e sanguinoso. Oltre 500 civili, tra cui 15 bambini, sono ancora intrappolati nel centro urbano martellato dalle artiglierie ed è impossibile evacuarli a causa dei combattimenti in corso.
Le immagini satellitari rivelano che la città di Soledar è stata rasa al suolo - .
La città, che prima del conflitto aveva una popolazione di circa 10mila abitanti, è teatro di combattimenti da lunghe settimane, mentre le truppe di Mosca e i mercenari del Gruppo Wagner tentano di accerchiare Bakhmut, 10 chilometri a sud, che da settembre è al centro delle operazioni offensive della Federazione. Anche le immagini satellitari, realizzate da Maxar tecnologies, rivelano che Soledar è sostanzialmente rasa al suolo. Le fotografie, pubblicate su Twitter, mostrano la cittadina nell'agosto 2022 e la situazione attuale con palazzi residenziali ed edifici pubblici completamente distrutti e profondi crateri prodotti da missili.
Incerta la situazione del controllo effettivo dal punto di vista militare. Ci sono ancora "piccole sacche di resistenza" ucraina, secondo fonti militari dell'amministrazione filorussa della regione. Le autorità di Kiev, dal canto loro, hanno negato che Soledar sia caduta in mano degli invasori, sostenendo che nella zona proseguono "aspri combattimenti". “È troppo presto per fermarsi o cantare vittoria", ha avvertito persino il portavoce del Cremlino Peskov, dopo che il leader della Wagner, Evgheny Prigozhin aveva annunciato il successo pieno.
La presa di Soledar è funzionale all’avanzata verso Bakhmut, centro maggiore della zona. Ma può avere anche un piccolo valore strategico in sé, in quanto le miniere sotterranee di sale sono costituite da un fitto reticolo di gallerie irraggiungibili dai missili nemici e quindi possono costituire una base sicura per truppe e mezzi da ammassare prima di un’avanzata più massiccia. Gli analisti, tuttavia, concordano che si tratta ormai di un obiettivo simbolico, un trofeo che Putin potrebbe fare valere in patria dopo mesi di sconfitte sul campo. Una conquista pagata a carissimo prezzo – si parla di centinaia di caduti tra le file russe, molte le nuove reclute inesperte –, ma pur sempre un segnale di riscossa.
L'attuale strategia di Mosca, secondo le Forze armate ucraine, sarebbe quella di entrare in forze nel Donetsk, per poi insediarsi nella parte non ancora occupata della regione meridionale di Zaporizhzhia, intensificando gli sforzi per occupare l’intera area. Ma la Russia continua anche a colpire a distanza le infrastrutture energetiche. "L’intensità degli attacchi dipenderà dalla capacità del complesso industriale-difensivo di fornire armi di alta precisione a lungo e medio raggio", hanno spiegato i vertici militari di Kiev.
Ma, come detto recentemente pure in questa sede, la strategia del Cremlino è ondivaga e imperscrutabile. Lo ha ulteriormente segnalato la sostituzione al comando dell’Operazione militare speciale di Serghei Surovikin, appena tre mesi dopo la nomina. Al suo posto, direttamente il capo di Stato maggiore delle Forze Armate, il generale Valery Gerasimov, il numero tre della catena di comando militare, dopo il presidente Putin e il ministro della Difesa Shoigu, nonché terzo detentore dei codici per un attacco nucleare. Surovikin, detto generale Armageddon per la sua inclinazione a fare terra bruciata intorno al nemico, come accaduto ad Aleppo in Siria, aveva in realtà ottenuto discreti risultati bellici, mettendo nel mirino gli impianti energetici e creando forti problemi al nemico, anche se aveva dovuto autorizzare il doloroso ritiro da Kherson, riuscendo però a rafforzare gli altri fronti.
Non pare tuttavia che l’avvicendamento (Surovikin rimane nella gerarchia come vice) si debba spiegare solo in termini di successi e rovesci sul campo. Logiche politiche interne alle stanze del potere di Mosca potrebbero essere la chiave per interpretare ciò che è avvenuto. Il generale Armageddon era diventato troppo potente negli equilibri instabili del Cremlino, visto che la guerra non sta andando come previsto? Che ruolo giocano il fondatore-comandante della milizia Wagner, quel Prigozhin già amico del presidente e oggi esponente dei “falchi”, e il ceceno Kadyrov, pronti a criticare ogni esitazione nel colpire Kiev in modo sempre più pesante?
Non è detto nemmeno che le scelte belliche muteranno nel breve periodo in accordo alla rapidità della rotazione dei comandanti in capo. Di certo, la mancanza di unità di visione e prospettiva nell’apparato politico-militare russo potrebbe avvantaggiare la resistenza e la controffensiva ucraina. Non a caso in questi giorni sta aumentando la pressione americana sui maggiori Paesi europei (Italia compresa) perché diano più armamenti a Kiev, nella prospettiva che i prossimi mesi risultino quelli decisivi per le sorti della crisi.
Va infine registrato che se Putin ha i suoi problemi interni anche il presidente ucraino ha ritenuto di agire contro potenziali sfidanti. Vladimir Zelensky ha infatti revocato la cittadinanza a quattro tra politici ed ex politici ritenuti legati più o meno esplicitamente alla Russia. Tra loro, il deputato Viktor Volodymyrovych Medvedchuk, vicino al capo del Cremlino e contrario all'adesione di Kiev alla Ue. "Sulla base dei materiali preparati dal Servizio di sicurezza e dal Servizio statale per la migrazione, e in conformità con la Costituzione - ha detto Zelensky -, ho deciso di sospendere la cittadinanza a Andriy Leonidovych Derkach, Taras Romanovych Kozak, Renat Raveliyovych Kuzmin e Viktor Volodymyrovych Medvedchuk".
"Se i deputati del popolo scelgono di servire non il popolo ucraino ma gli assassini che sono venuti in Ucraina, le nostre azioni saranno appropriate. E non sono le ultime decisioni del genere”, ha avvertito il presidente. Una mossa forte e anche controversa anche in tempo di guerra, che probabilmente farà discutere a lungo.