Ucraina . Guerra giorno 301: Zelensky a sorpresa va da Biden, più armi e inviti di pace
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La guerra in Ucraina è arrivata al giorno 301 e ha visto il viaggio a sorpresa di Volodymyr Zelensky a Washington, dove ha incassato altri 2 miliardi di aiuti militari ma ha anche ascoltato, durante il colloquio a due, il fermo invito di Joe Biden a considerare un percorso diplomatico per l’uscita dal conflitto, una “pace giusta” l’ha definita in pubblico il presidente americano. Non subito, non cedendo alle richieste di Mosca, comunque prendendo in considerazione alcune rinunce territoriali. In ogni caso, la mossa, delicata e rischiosa fin quasi all’azzardo, della prima missione al di fuori dei confini dopo l’invasione russa ha rimesso il presidente ucraino al centro delle dinamiche della crisi.
Poco ha potuto Vladimir Putin per ribattere sullo stesso piano, lui che ha dovuto rinunciare alla partecipazione al G20 in Indonesia per timore di un isolamento fisico e politico che ne avrebbe ulteriormente danneggiato l’immagine. Dopo avere annullato il discorso sullo stato del Paese, nelle stesse ore in cui il suo avversario era in volo sull’Atlantico, in due incontri sulla sicurezza con i vertici militari ha ribadito che Il conflitto rappresenta una "tragedia comune", non provocata però dalla Russia: “Non è frutto della nostra politica, è il risultato della politica di Stati terzi". Putin, anzi, ha spiegato che l’Ucraina è un Paese fratello e i tentativi di risolvere la situazione (cioè un governo ostile a Kiev) senza la forza non sono andati a buon fine. Il capo del Cremlino ha ribadito anche che la Federazione continuerà a sviluppare il suo potenziale militare, comprese le capacità di combattimento delle sue forze nucleari.
Zelensky intanto veniva salutato nel giardino della Casa Bianca con un “Bentornato, signor presidente” da Biden accompagnato dalla moglie. Il riferimento diretto è al settembre 2021, quando il capo dello Stato ucraino era stato ricevuto in giacca e cravatta, mentre questa volta non ha smesso la “divisa” di guerra, con pantaloni e maglia verde mimetico, che ormai lo contraddistingue dai primi giorni di guerra e ne ha fatto l’icona della resistenza all’aggressione russa. Ma il “bentornato” è anche più largo, da intendersi sulla scena internazionale, non più assediato dai russi ma quasi “vincitore”.
Il viaggio da Kiev ha comportato indubbi rischi e ancora di più ve ne saranno al rientro. L’uomo dell’anno secondo la rivista “Time” ha viaggiato accompagnato dall’ambasciatrice Usa, garanzia che un eventuale (anche se improbabile) attacco fosse scoraggiato dal coinvolgimento di un funzionario americano di alto livello, con le implicazioni immaginabili. La visita è stata evidentemente preparata con il pieno consenso e coinvolgimento americano. Non ce n’era bisogno per concedere i missili Patriot né per discutere direttamente. Lo si può fare in videoconferenza. Il segnale invece può rappresentare una discontinuità verso un nuovo percorso dentro la crisi e verso l’uscita dalla guerra.
L’arrivo di Zelensky alla Casa Bianca, un gesto di forza anche da parte americana, vuole sottolineare – ha spiegato l’analista del “Kyiv Independent”, Illia Ponomarenko – come l'Ucraina abbia distrutto il mito dell'invincibilità russa e abbia convinto l'Occidente a sostenere pienamente le sue ragioni invece di accettare il fatto compiuto delle azioni aggressive del Cremlino. Ha costretto l'"onnipotente" Russia a provare diverse strategie, sempre fallimentari, e a ricorrere – attualmente senza successo - alla mobilitazione generale, alle minacce nucleari e ai bombardamenti su obiettivi civili per far capitolare l'Ucraina.
Per quanto riguarda i Patriot, come scrivono gli analisti della Bbc, dall'inizio del conflitto, sono state inviate molte armi di difesa aerea occidentale in Ucraina, dai missili a spalla Stinger fino ai più avanzati sistemi a guida radar e altri a ricerca di calore. Tutti forniscono un livello completo di protezione contro diverse minacce. I Patriot sono un altro passo in avanti, che ha già fatto infuriare Mosca. I nuovi sistemi non sono la soluzione ai massicci attacchi russi sulle infrastrutture energetiche, ma sono molto efficaci e anche costosi. Un Patriot vale circa 3 milioni di dollari - tre volte il costo di un missile dei sistemi NASAMS, due dei quali sono già in funzione da diverse settimane. Dagli Usa arriverà per ora una postazione che può lanciare 16 missili in 9 secondi con gittata di oltre cento chilometri prima di essere riarmata.
La guerra entrerà dunque nel 2023 con l'Ucraina in un leggero vantaggio sulle forze armate russe, grazie soprattutto agli ingenti aiuti militari occidentali. È molto probabile che i prossimi mesi saranno decisivi per l'esito generale del conflitto. E Biden ha voluto fare capire che è lui ad avere la “golden share” della crisi, pur con il massimo e sincero sostegno e rispetto per l’Ucraina. Ha fatto venire Zelensky a Washington, perché potesse chiedere (e ottenere) armi ma anche per ricevere “consigli” che non potrà sottovalutare.