Opinioni

Ucraina. Guerra giorno 225: atrocità, accuse reciproche e rivelazioni sul caso Dugina

Andrea Lavazza giovedì 6 ottobre 2022

Il giorno 225 della guerra in Ucraina vede la rivendicazione da parte di Kiev di un’avanzata per 55 chilometri nel territorio occupato dai russi nel Nord-Est, con la liberazione dal 21 settembre di 93 insediamenti e il controllo riconquistato di oltre 2.400 chilometri quadrati. Di essi, 400 si trovano nella regione di Kherson, ripresi in meno di una settimana, dopo che Mosca si è annessa illegalmente la regione. La risposta del Cremlino è stata un nuovo bombardamento di obiettivi civili, con tre vittime, a Zaporizhzhia, città ancora ucraina nell’area omonima sotto occupazione nemica.

Intanto, l’Europa batteva due colpi. Da una parte, gli eurodeputati hanno votato per esortare i Paesi membri dell'Ue, in particolare quelli esitanti, e gli altri Stati che sostengono l'Ucraina ad aumentare l'assistenza militare, e a preparare risposte efficaci alla minaccia di attacchi nucleari da parte di Mosca, che però abbassa i toni su questo scenario. La Russia è "totalmente impegnata" a evitare che venga combattuto un conflitto atomico, ha detto infatti la solitamente agguerrita portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova.

Dall’altra, il Consiglio Ue ha adottato un nuovo pacchetto di sanzioni economiche e individuali contro la Federazione, l'ottavo dall'inizio dell’invasione. Le misure introducono nella legislazione comunitaria la base legale per stabilire un tetto di prezzo relativo al trasporto marittimo di petrolio russo verso Paesi terzi e ulteriori restrizioni alla movimentazione di greggio e prodotti petroliferi verso nazioni extra-Ue. Approvate anche limitazioni al commercio da e verso Mosca.

Le ultime ore hanno anche visto un intensificarsi di notizie e polemiche sugli atti criminali in guerra. Sono 534 i corpi di civili "uccisi dai russi" trovati finora nella parte della regione di Kharkiv liberata dalle forze di Kiev, secondo quanto riferito dal capo del dipartimento investigativo della polizia, Sergey Bolvinov. Metà delle vittime sarebbero donne, 19 i bambini trovati morti. Il bilancio tiene conto delle 447 salme recuperate nella fossa comune scoperta a Izyum. Il ritrovamento di altre “stanze della tortura” e di denti d’oro apparentemente sottratti ad abitanti della zona (vivi o morti) ha aumentato l’orrore e l’indignazione a livello internazionale.

Il presidente Zelensky, parlando in video alla riunione dell'Organizzazione degli Stati americani, ha denunciato la deportazione oltreconfine di oltre 1,6 milioni di suoi concittadini dall'inizio dei combattimenti. E da altre fonti si moltiplicano le storie di persone che sono passate attraverso il processo di "filtraggio" russo, durante il quale sono state interrogate, picchiate, torturate e sottoposte a pressioni psicologiche perché lasciassero il Paese. Un funzionario del governo di Mosca si è vantato sui media che 108 bambini ucraini siano stati adottati con la forza e abbiano ricevuto la cittadinanza russa.

Ma accuse arrivano anche a Kiev su due fronti. La prima e più recente riguarda l’uccisione con modalità terroristiche, lo scorso 20 agosto, di Darya Dugina, sotto sanzioni per la sua attività di disinformazione nazionalistica, figlia dell’ideologo conservatore russo Aleksandr Dugin. Le agenzie di intelligence statunitensi ritengono ora che elementi del governo ucraino abbiano approvato l'attacco vicino a Mosca, secondo quanto ha scritto il “New York Times”, citando funzionari Usa non identificati (una rivelazione “scomoda”, che non ha ancora un’interpretazione univoca). Gli Stati Uniti non avrebbero preso parte all'attacco, né fornito informazioni segrete. La Russia aveva subito incolpato i servizi nemici, identificando anche due persone, presunti autori dell’attentato con autobomba, poi fuggiti in Estonia. L'Ucraina ha sempre respinto le accuse, bollate come "propaganda”.

Sull’altro versante, nei giorni scorsi il leader filorusso Vitaly Ganchev aveva parlato di “membri delle unità naziste ucraine e mercenari stranieri che commettono atrocità in Ucraina e sparano contro la popolazione solo perché vive nella nostra regione e non ha abbandonato quelli che loro definiscono territori occupati”. Affermazioni che vengono spesso riproposte senza prove concrete, ma aprono però il capitolo dei “collaborazionisti” con le forze di invasione. Diversi esponenti politici di Kiev hanno spiegato che coloro che hanno partecipato alle nuove amministrazioni insediate da Mosca, o le hanno attivamente sostenute in qualche modo, saranno severamente puniti. Chi è stato soltanto acquiescente perché minacciato o impossibilitato a fare altrimenti non sarà invece processato. Non si può tuttavia escludere che vi siano episodi di giustizia sommaria o di vendette private, che purtroppo segnano molte “guerre civili”.

Sarà questa una sfida della pace che dovrà venire. Sia fare giustizia di tutti i terribili crimini di guerra compiuti dalle truppe russe, sia evitare che altra violenza si scateni fra coloro che sono stati divisi dal conflitto nel loro stesso Paese.