Opinioni

Ucraina. Guerra giorno 213: Putin cambia ancora generali e spera nel sostegno cinese

Andrea Lavazza sabato 24 settembre 2022

La guerra in Ucraina è arrivata al giorno 213 con una continua escalation innescata dalle minacce di Mosca sull’uso dell’arma atomica e dal referendum farsa nelle quattro province occupate, mentre in molte città della Russia continuano le proteste per la mobilitazione dei riservisti.

"È impossibile votare no nel referendum di annessione alla Russia, perché uomini armati controllano quello che scrivono le persone. Dopodiché, i russi rilasciano passaporti agli uomini e inviano immediatamente convocazioni di leva per unirsi all'esercito della Federazione", riferisce il ministero della Difesa ucraina. Ma sono gli stessi media indipendenti che documentano come la consultazione, oltre a essere illegale e in violazione delle norme internazionali, sia condotta in un modo totalmente irregolare.

I nuovi arruolati servono per coprire le falle nello schieramento russo, che continua a soffrire di scarsa organizzazione. Ne è testimonianza un nuovo avvicendamento ai vertici militari. Mosca ha sollevato dall'incarico il generale Dmitry Bulgakov, vice ministro della Difesa a capo della logistica e in precedenza alla guida dell’operazione in Siria. A sostituirlo sarà il colonnello generale Mikhail Mizintsev. I media ucraini hanno commentato la nomina del nuovo responsabile sottolineando come Mizintsev, 60 anni, sia soprannominato “il macellaio di Mariupol” per gli attacchi devastanti contro la città ucraina e il comportamento brutale nei confronti della popolazione civile durante l'assedio. Mizintsev nei mesi scorsi è stato anche colpito da sanzioni occidentali.

La logistica - la catena di rifornimenti e l’organizzazione della macchina bellica sul campo - è stata uno dei punti deboli delle forze armate della Federazione fin dall’inizio dell’“operazione militare speciale” avviata da Putin il 24 febbraio. Anche per questo la controffensiva ucraina sta ottenendo buoni risultati, sebbene in questi giorni abbia rallentato la sua spinta sia nel Donbass sia a Sud.

Mosca, oltre alla preparazione di nuove truppe con il reclutamento annunciato nei giorni scorsi, sta anche provando nuovi armamenti, tra cui i droni “suicidi” iraniani, velivoli senza pilota che si lanciano sull’obiettivo. In seguito a questa fornitura, l'Ucraina ha ritirato l'accreditamento diplomatico dell'ambasciatore di Teheran. Secondo le autorità di Kiev, venerdì scorso l'esercito russo ha utilizzato i nuovi droni per attaccare la regione di Dnipropetrovsk e Odessa. Sei sono stati abbattuti dalle batterie antiaeree.

Non si ferma intanto la protesta interna contro il richiamo alle armi di 300mila riservisti. Più di 600 persone in 27 città sono state arrestate nelle manifestazioni organizzate nelle ultime 24 ore in Russia, secondo l'ultimo aggiornamento dell'organizzazione Ovd-Info, che traccia gli arresti dei manifestanti nel Paese. Stando agli attivisti per i diritti umani, ci sono immagini in cui si vedono i dimostranti portati via dagli agenti di polizia a Khabarovsk, Novosibirsk, Irkutsk, Tomsk e Chita, in Siberia. Eventi erano in programma pure a Mosca e a San Pietroburgo.

Secondo Putin, si tratta di un’isteria momentanea, così come la fuga dalla Russia di migliaia di cittadini che non sono disposti ad andare a combattere al fronte (e che presto troveranno le frontiere europee chiuse). Per questo ha introdotto pene più severe per i renitenti alla leva e i disertori. Ma le agitazioni interne non preoccupano il Cremlino, perché sono attualmente di entità limitata e non ci si fa scrupolo di reprimerle violentemente, cosa che dovrebbe tenerle sotto controllo.

A rendere nervosa la leadership russa e a provocare, secondo alcune fonti, diverse vedute e persino spaccature, è la condotta da tenere dopo che si sarà concluso il referendum per l’annessione delle regioni occupate. È facile prevedere che il risultato sarà “plebiscitario”. La Crimea fu inglobata nel 2014 con un dichiarato 96,7% di consensi, anche se un rapporto trapelato dal Consiglio russo per i diritti umani affermava che solo il 30% degli abitanti aveva votato e che appena la metà avesse detto “sì”.

Kiev ha affermato che, qualunque sia il risultato, non cambierà nulla e le sue forze continueranno a spingere per liberare i territori. L'analista russo Alexander Baunov ha detto alla Bbc che la semplice ridefinizione delle aree occupate come territorio russo difficilmente fermerà la controffensiva, ma invia un messaggio alle popolazioni sotto il controllo degli invasori. La speranza del Cremlino è che l'Occidente non veda di buon occhio il fatto che le sue armi sparino su un territorio dichiarato russo.

Ugualmente, l’asserita sovranità di Mosca sul Donbass e su Kherson giustificherebbe l’uso a scopo difensivo delle armi atomiche. Ma è evidente che si tratta di una motivazione che ha già perso qualunque legittimità agli occhi dell’intera comunità internazionale. Non è quindi chiaro quale strategia potrà adottare il Cremlino di fronte alla probabile nuova avanzata ucraina. L’utilizzo di ordigni nucleari tattici dovrebbe spaventare il mondo, ma la Nato sta già pensando come rispondere con armi convenzionali, colpendo le basi di lancio e infrastrutture chiave russe.

È pertanto probabile che l’escalation verbale si prolungherà ancora, con un occhio agli sviluppi sul terreno e allo scenario globale. In questo senso, avranno grande peso le mosse future della Cina che, prendendo le distanze dalle scelte di Putin, potrebbe indurlo a riconsiderare la sua strategia di scontro totale con l’Occidente e di caos su scala planetaria, sempre più sgradita a Pechino per le ripercussioni politiche ed economiche. Non a caso, nel suo intervento all'Assemblea generale dell'Onu, il ministro degli Esteri Wang Yi ha ribadito che i due contendenti non devono permettere un allargamento del conflitto, avvertimento che però è diretto a Mosca.