Ucraina. Guerra giorno 141: stragi di civili, la responsabilità di Mosca e il negoziato
La guerra in Ucraina è giunta al giorno 141, e non si ferma la conta delle stragi di civili. Nelle ultime ore è stata la volta di Vinnytsia, città di 400mila abitanti nel centro del Paese, colpita con due missili da crociera Kalibr lanciati da un sottomarino russo nel Mar Nero. Raggiunti edifici civili con un bilancio provvisorio di almeno 23 vittime, tra cui tre bambini, e 50 feriti. Vinnytsia ospita il quartier generale dell'Aeronautica militare dal 1992, perciò, anche se lontana centinaia di chilometri dal fronte dei combattimenti e finora rifugio di tanti sfollati, potrebbe essere entrata nel mirino per le installazioni militari. Di sicuro, gli ordigni sono andati fuori bersaglio di molto, provocando l’ennesimo massacro.
La responsabilità di Mosca è chiara, perché se anche di errori di tiro si tratta, e non di una strategia deliberata tesa a creare paura e indebolire la resistenza (come invece denuncia Kiev), è ormai acclarata l’imprecisione delle armi che vengono utilizzate e, quindi, chi le utilizza si assume per intero l’onere dei più che probabili danni collaterali. Non a caso è stato appena diffuso un dossier di Amnesty International che denuncia bombardamenti indiscriminati, armi vietate, distruzioni massicce di strutture civili e di ampie aree residenziali da parte delle forze armate russe, con la morte di centinaia di persone innocenti a Kharkiv, Mariupol, nell'Oblast di Kiev e a Serhiivka, così come in altre parti dell'Ucraina.
I ricercatori del Crisis ResponseProgramme di Amnesty International – il programma che l'organizzazione attiva in risposta alle situazioni di emergenza – sono rimasti a lungo sui luoghi degli attacchi per raccogliere e analizzare prove materiali, in particolare i resti di munizioni che sono stati poi valutati da esperti di armi. “Le missioni sul campo – spiegano da Amnesty International – hanno permesso di raccogliere numerose testimonianze dirette di sopravvissuti e di rinvenire prove concrete del ripetuto uso di armi proibite dalle convenzioni internazionali per i loro effetti incontrollabili, come bombe a grappolo e mine a frammentazione”.
"Sin dall'inizio della guerra, la popolazione ucraina ha subìto attacchi incessanti che hanno ucciso centinaia di civili e ferito un numero ancora maggiore di persone – denuncia Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia –. Abbiamo documentato bombardamenti indiscriminati con armi vietate e con armi imprecise, come i razzi privi di guida, dagli effetti incontrollabili. Uno scenario terribile, che conferma ancora una volta che non c'è mai una ‘guerra pulita’, in cui i civili vengano risparmiati”.
La Federazione avrebbe anche prelevato e portato fuori dall'Ucraina circa 200.000 bambini, secondo Volodymyr Zelensky, nel suo intervento alla conferenza internazionale dell'Aja. “Si sta ancora stabilendo quanti minori le forze russe abbiano rapito. La cifra preliminare è terribile", ha spiegato il presidente, che ha poi sottolineato che a causa dell'invasione, “decine di migliaia di persone sono state uccise, torturate o mutilate e milioni di individui (adulti) sono stati deportati in Russia”.
Mentre sul campo si continua a combattere anche se con minore intensità rispetto alle scorse settimane, la guerra sembra avere i propri destini legati alla forza delle rispettive artiglierie. Mosca colpisce da lontano con i missili, Kiev utilizza i nuovi lanciatori a lunga gittata americani Himars per indebolire il dispositivo militare nemico dietro le linee, con la distruzione soprattutto di depositi di armamenti e munizioni. Difficilmente uno scontro condotto a questo livello potrà risolversi in breve tempo. E questo riporta in auge i tentativi diplomatici che si stanno intensificando sul progetto di riaprire le vie dell’esportazione di grano.
Sulla possibilità di riaprire i colloqui, il vice ministro degli Esteri russo Andrey Rudenko ha ribadito che il Cremlino insisterà “per avere una risposta coerente alle nostre proposte sull’Ucraina neutrale: un futuro accordo deve prevedere la sua condizione di Paese non allineato, privo di nucleare e riconoscere le realtà territoriali, compreso l'attuale status di Crimea, Repubblica di Donetsk e Repubblica di Lugansk”. In altre parole, pesanti concessioni territoriali che né Kiev né i suoi sostenitori occidentali sono per ora disposti a prendere in considerazione. Lo ha riconfermato il presidente americano Joe Biden durante il suo viaggio in Israele: “La guerra di Putin deve essere un fallimento, gli Stati Uniti continueranno a sostenere l'Ucraina e il suo popolo".