Opinioni

Il 70% dei cittadini accetta i sacrifici. E tutti pagarono l’Imu (senso civico che resiste)

Gabriella Sartori martedì 10 luglio 2012
Imu, imposta sulla prima casa, tassa pesante di per se stessa e comunque universalmente giudicata come una delle più invise ai contribuenti: in un Paese di incalliti evasori come il nostro, ci si sarebbe potuto aspettare che sarebbe stata una delle più evase. Invece è avvenuto il contrario: il pagamento della sola prima rata ha fatto arrivare ben 9,6 miliardi di euro alle assetate casse dell’erario, con un tasso di evasione che si calcola pari ad un modesto 4 per cento sul totale. Numeri e medie, questi, che non sfigurano al confronto con quelli di tanti Paesi più "avanzati".La bella sorpresa va di pari passo con un’altra: l’inchiesta di uno dei più accreditati istituti, quello del professor Renato Mannheimer, rivela che quasi il 70% degli italiani accetta l’insieme della "spending review", vale a dire i "tagli" (in genere giudicati dagli esperti molto "dolorosi" o addirittura "inaccettabili", una vera e propria "manovra aggiuntiva nascosta") previsti dal governo Monti per far rientrare nei giusti argini la nostra spesa statale. In conclusione, ai deprecatissimi "tagli" solo il 20% degli italiani si dichiara contrario. Una minoranza rilevante, ma sempre decisamente minoranza. Certo, all’interno del sorprendente 70% dei "sì", ci sono molti distinguo, a seconda che il cittadino interpellato appartenga a questa o a quell’area sociale o geografica, che sia un lavoratore autonomo o dipendente, che sia elettore del Pd (più disposto ad accettare questi sacrifici) o del Pdl (più restio a farlo). A completare il quadro delle belle sorprese, ecco un altro dato ancor più sorprendente: ben il 58% degli interpellati dichiara che accetterebbe anche una diminuzione dei servizi di cui attualmente gode pur che diminuissero le tasse. Una risposta, questa, mai registrata prima nel nostro Paese e perciò stesso in qualche modo "storica". Insomma, una volta di più gli italiani appaiono diversi (e decisamente migliori) di come li dipinge la maggioranza dei mass media, della politica, del sindacato e perfino del mondo letterario-culturale nostrani: nonché, di conseguenza, anche la stampa e la politica estere.Un quadro, questo, che resta preoccupante (se i vertici non riescono a conoscere e a capire la base del Paese che è loro affidato, come potranno guidarlo?). Ma questa, purtroppo, non è una novità: è una questione più volte analizzata e denunciata, che resta però irrisolta. Come il persistente distacco del Paese dalle istituzioni di cui sopra ampiamente continua a dimostrare. Nuovo è il resto. Quello che bisognerebbe cercar di capire è come e perché la maggioranza degli italiani abbia dato risposte così imprevedibilmente positive: non solo a parole, ma anche in pratica. Lo ha fatto forse perché questo governo di "tecnici" ha saputo far finalmente capire qual è la gravità della crisi internazionale e soprattutto nazionale che stiamo vivendo e, di conseguenza, la necessità da parte di tutti di assumersi il peso dei famosi "sacrifici"? Se così fosse, resterebbe comunque dimostrato che la maggioranza degli italiani è formata da persone ragionevoli e – una volta affidate alla guida di governanti preparati e capaci di ispirare fiducia – disposte ad assumersi anche le responsabilità e i sacrifici più gravosi. Forse, la maggioranza degli italiani comincia a essere animata da quel fin qui invisibile "spirito civile e di condivisione" che il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, considera l’unica via utile, anzi, indispensabile per venir a capo della crisi. E con lui, alcuni altri personaggi di pubblico rilievo come il presidente Napolitano, nonché vari esponenti della Chiesa e del mondo cattolico a cominciare da Papa Ratzinger e dal presidente della Cei cardinale Bagnasco. È dunque possibile un’alleanza benefica fra personaggi e piani "diversi", quello civile e quello religioso, in nome del bene comune, all’insegna del recupero dello spirito di sacrificio e della solidarietà, valori eminentemente cristiani, uniti a una consapevolezza sempre più profonda dei comuni doveri civici. È questa la novità: sarebbe troppo grave non saperla cogliere.