Il direttore risponde. Tutti in realtà siamo in missione (Ed è la preghiera che ci unisce)
Gentile direttore,
la presente solo per rassicurare la monaca di clausura – che su "Avvenire" del 3 luglio mi ha paragonato agli assassini di Nostro Signore Gesù Cristo per il solo fatto di aver criticato il paginone su Zanotelli – che sono in realtà un modestissimo marito e padre di cinque figli, per di più disoccupato da molti mesi… Alla domanda della monaca che si chiede quanti sarebbero in grado di vivere 10 anni in missione come Zanotelli, mi verrebbe da rispondere: tutti. Perché tutti noi cristiani siamo in missione, sia che siamo in Africa fra i «rifiutati della storia», sia che siamo chiamati a vivere nelle nostre città dove il trattamento per chi appena manifesta il suo essere cristiano non è sempre dei migliori. Mi viene in mente un brano dell’Annuncio a Maria di Paul Claudel, che le riporto: «Santità non è farsi lapidare in terra di Pagania o baciare un lebbroso sulla bocca, ma fare la volontà di Dio con prontezza, si tratti di restare al nostro posto o salire più in alto». Le chiedo, se ne ha la possibilità, di fare avere il mio sincero ringraziamento alla monaca circa la preghiera che mi assicura. Noi cristiani possiamo dividerci su tutto ma alla fine affidiamo tutto al Signore pregando uno per l’altro. Anch’io pregherò per lei e… per padre Zanotelli.
Gianluca Selmi