Il direttore risponde. La buona battaglia per la vita
Roberto Algranati, Merano (Bz)
Nel ragionamento che svolge, caro dottor Algranati, trovo l’aspirazione seria a un buon diritto assieme a una bella consapevolezza scientifica da medico. In giro, invece, continuo a vedere tanta "scienza" sbandierata in senso apparentemente compassionevole e in realtà subdolamente anti-umano. Niente di nuovo, dirà, lo sappiamo da tempo. Già, e sappiamo anche quanto ancora oggi, nonostante i continui sviluppi della medicina e della chirurgia (dai quali si distolgono incredibilmente occhi e considerazioni), sia difficile anche solo immaginare "interventi" su una legge come la 194, che per troppi diventa totem intoccabile soltanto quando si tratta di applicarla e migliorarla in senso favorevole alla vita del bambino non nato. Per di più la cronaca ci propone senza tregua tentativi di forzare e svuotare (si pensi solo al caso della Ru486) sia quel poco di tutele e cautele per la madre e per il nascituro che nella 194 pure si delineano, sia (proprio in queste ore ne stiamo avendo altre prove) le regole di garanzia della legge 40 sulla procreazione assistita, che non è certo una legge "cattolica" ma ha posto sensato argine alle disumanità e alle speculazioni del far west precedente. Detto questo, riconosco e sottolineo volentieri anch’io, come lei, gentile amico, il costante e limpido impegno di Eugenia Roccella, oggi sottosegretario alla Salute, su tematiche così delicate e importanti. Ma, poiché so che su questi fronti l’iniziativa è tradizionalmente e giustamente del Parlamento, non posso certo nascondermi (del resto siamo costretti a segnalarlo e a documentarlo, con desolante frequenza) che ci sono forze attive e potenti che puntano invece a sfrenare definitivamente l’aborto e a imporre l’idea che sia un "diritto". Continuo, tuttavia, ad augurarmi che riescano a maturare e a manifestarsi ampie e trasversali volontà politico-parlamentari tese a tradurre concretamente nel nostro sistema normativo l’autentico progresso scientifico e la cultura della vita. Non ci si può arrendere. E conforta ciò che è accaduto ieri nella Strasburgo del Consiglio d’Europa che riunisce ben 47 Paesi. L’aspro e incivile attacco condotto in sede di assemblea parlamentare addirittura contro il diritto del personale sanitario all’obiezione di coscienza è stato respinto su tutta la linea: un testo che doveva essere di drastica limitazione è ridiventato di tutela. A ogni tempo, le battaglie giuste e necessarie. E l’esito – grazie a Dio e alla buona volontà di donne e uomini – non è scritto in partenza.