Willy, un delitto che ci interroga. Ragazzo nostro spingici lontano dall’odio
Sei diventato in pochi giorni il ragazzo più amato e conosciuto d’Italia. Per troppi pochi anni hai calcato la scena di questo nostro mondo bello e contraddittorio. Fino all’altra notte. Stavo per incorrere in un madornale errore e scrivere 'maledetta notte', dimenticando che le notti non sono mai maledette. Soprattutto quelle di fine estate, nel Frusinate, quando l’afa lascia il posto all’ebbrezza che ti fa respirare senza fatica. 'Maledetti' non sono le notti e nemmeno i muscoli esibiti, maledetto è l’odio che tante volte lasciamo albergare nei nostri cuori. Non mi va di scagliarmi contro le palestre, il culto della fisicità, i tatuaggi o la vanità di esibirli. A ciascuno di noi il buon Dio ha regalato qualcosa; ognuno deve sapere essere riconoscente per i doni altrui.
È impossibile immaginare la vita senza la musica, la danza, il canto, la festa. Un giorno ho chiesto a Peppino di Capri: «Quanti bambini pensi che siano nati grazie alle emozioni suscitate dalle tue canzoni?». «Credo veramente tanti», mi ha risposto. Anche la forza fisica e il coraggio, come l’intelligenza, la cultura, l’arte, la fede devono essere messi a servizio del fratelli. Ci sono situazioni drammatiche in cui per salvare un bambino occorre che si faccia avanti non un anziano intellettuale, ma un robustissimo giovanotto. Ci sono circostanze in cui il coraggio deve sfiorare l’incoscienza per spingere un pompiere tra le mura diroccate di una casa in fiamme e trarre in salvo una famiglia.
Nel giardino della vita ci sono fiori di ogni forgia, di ogni misura, di tutti i colori e gli arcobaleni di colori possibili e immaginabili. Chi ha detto che una superba orchidea sia più bella di un umile papavero che fa capolino in mezzo al grano? Willy, fratello di tutti, in questi giorni tristi e dolorosi ti ho visto proprio così, un fiore delicato calpestato dalla violenza bieca. Ma non mi va di fare di ogni erba un fascio, non mi va di gridare che siamo arrivati alla frutta, che non c’è più speranza. Non è vero. E per smentire queste pericolose dicerie non ho bisogno di andare a cercare lontano, mi basti tu, Willy, la tua allegria, la tua spensieratezza, la tua voglia di vivere. Mi basti tu che non avevi bisogno di mostrare niente per sentirti più sicuro e accettato. La tua morte mi addolora, Willy. Tanto. Chiunque uccide è un rapinatore, un distruttore. Un idolatra.
Un misero. Usurpa un potere che nessuno mai gli ha conferito. Ha un bisogno urgente e insopprimibile di atterrare l’altro illudendosi di salire poi sul suo cadavere per raggiungere altezze che non ha. Chi uccide è incapace di guardare lontano, di pensare in grande, di costruire il suo futuro. Chi uccide è un egoista, non sa amare, non ha amici. Hai visto, Willy, come si accusano a vicenda quelli che sono sospettati di essere i tuoi assassini? Eppure, si vantavano di essere 'amici' fino all’altra sera. Hai notato, invece, quanti veri amici hai tu in giro per l’Italia? Credo che anche tu, come me, non hai condiviso certe reazioni violente dette e scritte sui social. Certo, capisco la rabbia e la paura che c’è dentro ogni persona di buona volontà.
Però, quando si sbaglia il bersaglio, anche le nostre parole dette con ottime intenzioni, potrebbero fare più male che bene. Il fuoco non si spegne con il fuoco, l’acqua di mare non ha mai estinto la sete, la vera pace non si ottiene con la guerra. La violenza verbale, pur senza volerlo, non fa che suscitare e alimentare quella fisica. I tuoi assassini fanno tanta rabbia e tanta pena. Il pensiero che si sono macchiati le mani del tuo sangue innocente, trascinando in un dolore senza limiti i tuoi cari e tutti noi, mi atterrisce. Non riesco a immaginare che cosa stiano facendo in queste ore, durante il tuo funerale. Hanno rovinato se stessi, chi vuol loro bene, hanno attirato su di sé le maledizioni di milioni di persone.
Inutilmente. Stupidamente. Che paghino il loro debito con la giustizia è più che giusto; che le pene siano severe e senza sconti, anche. Che la loro stupida e penosa brutalità riesca, in qualche modo, a fare riaffiorare in noi l’istinto atavico alla sopravvivenza che porta alla violenza, no, non deve accadere. Sarebbe, questa, un’ulteriore sconfitta per tutti e renderebbe vano il tuo martirio. Buon viaggio, Willy. Riposa in pace. E perdonaci se non siamo stati capaci di custodire la tua giovane e preziosissima esistenza.