Il direttore risponde. Treno: se il viaggio è un’epopea
Carlo Bernini Carri, Pavia
Il suo dubbio è legittimo, caro signor Bernini Carri. Ma io ritengo che alta velocità e rete ordinaria efficiente non siano in contraddizione, e penso che permettersi entrambe – in un Paese come il nostro – dovrebbe essere il minimo, sia per interpretare le esigenze di vita e di lavoro della popolazione, sia per invogliare e servire le attese dei turisti stranieri. Sviluppare una rete ad alta velocità su strada ferrata (complementare e, in diversi casi, utilmente alternativa al trasposto aereo e stradale) è indispensabile e, a mio parere, un servizio di questo tipo non può e non deve limitarsi alla sola direttrice nord-sud tra Milano-Torino e Napoli, ma crescere rapidamente lungo le coste adriatica e tirrenica e sui diversi assi est-ovest della Penisola. Naturalmente, le cosiddette tratte minori o regionali meritano un’attenzione altrettanto seria. Prima di tutto, perché non sono affatto minori, rappresentando collegamenti fondamentali per una rilevantassima parte degli italiani. In secondo luogo, perché un Paese a grande vocazione turistica come l’Italia non può permettersi di snobbare strumenti e itinerari che meritano, anzi, di essere valorizzati e potrebbero diventare motivo di attrazione e di guadagno sia per l’azienda ferroviaria sia per le comunità locali. Uso spesso l’alta velocità tra Milano e Roma, ma mi è capitato, in più occasioni, di compiere percorsi in treno "periferici". In particolare, tra la Lunigiana e Milano oppure – e in questo caso, anche per l’orario non da pendolare, ero uno dei pochi italiani presenti tra tanti turisti stranieri – sulla linea che collega Firenze e la mia Assisi. Beh, non sono quasi mai stati viaggi confortevoli, soprattutto a causa dello stato del materiale rotabile, certe volte addirittura indecoroso. Me ne sono vergognato per me stesso, per i miei connazionali e per il desolante "souvenir" regalato a visitatori di tutto il mondo. Insomma, penso anch’io che questo sia uno dei casi nei quali destinare risorse a un servizio universale (e indubbiamente oneroso) non è soltanto una "spesa", ma è un grande e importante "investimento". Con una postilla, che mi preme molto: dobbiamo investire tutti altrettante risorse morali – ognuno per la propria responsabilità – per educare e rieducarci al rispetto delle cose di tutti. Sui treni, come su tanti altri mezzi pubblici, si vedono anche troppi segni di noncuranza e incuria provocati dai passeggeri. Sono le cicatrici della maleducazione, che assieme a quelle lasciate dalle molteplici operazioni di "razionalizzazione" a cui sono state sottoposte le nostre ferrovie rischiano di sfigurare un servizio sempre prezioso e in certi contesti pressoché insostituibile.