Dopo la stupro. Pudore, fraternità e Costituzione: tre parole per Caivano
Il Vangelo ha sempre ragione. Lo avessimo preso sul serio almeno noi cristiani – e siamo tanti – avremmo evitato a noi stessi e all’umanità tanta inutile sofferenza.
Iniziamo dai piccoli. Gesù fu categorico: guai a chi glieli tocca, a chi gli impedisce di correre da lui. Guai a chi li fa inciampare, li fa cadere lasciandoli poi, da soli, a leccarsi le ferite. È attorno a loro che dovrebbero organizzarsi la famiglia, la chiesa, la scuola, la società. Non sempre lo abbiamo fatto e per questo paghiamo, oggi come ieri, un prezzo altissimo. Per tanti, poi, sono solo appetibilissima carne da macello di cui fare commercio e sulla quale soddisfare la propria libidine malata. Pedofilia e pedopornografia gridano vendetta al cospetto di Dio e degli uomini. Il silenzio, a riguardo, è a dir poco imbarazzante.
La fraternità. Il Vangelo non ci consiglia ma ci ordina di prenderci cura degli altri, in particolare dei più fragili. Conviene. Abbiamo bisogno dei poveri più di quanto essi abbiano bisogno di noi. Se resistiamo alla comoda tentazione di emarginarli, ghettizzarli, approfittare della loro debolezza, avremo vinto una grande battaglia. La Chiesa la chiama comunione, la società civile solidarietà, per Gesù è la normalità. Chi ha ricevuto – e attenzione a quel ricevuto – di più ha il dovere di dare di più, per ristabilire una sorta di equilibrio ed evitare che chi muore di fame assalti i forni e ammazzi i fornai. Fatti furbo, se non vuoi farlo per amore, fallo perché ti conviene. Non permettere a nessuno – chiunque sia, per qualsiasi motivo voglia farlo – di minare le tue campagne. Tuo figlio o tuo nipote un giorno potrebbero rimanere uccisi o mutilati dallo scoppio di quell’ordigno infame.
Non gettare le basi per la costruzione di quartieri-ghetto ai margini delle città. Non conviene. In breve tempo il ghetto sviluppa un proprio linguaggio, una propria economia, propone propri modelli, e fa nascere nei giovani tanta frustrazione e voglia di rivalsa. Non aver paura del povero, insieme ai problemi porta con sé anche tanta ricchezza. Abbi il coraggio di diventargli amico, fermati a parlare con lui, ascoltalo. Se è caduto aiutalo a rialzarsi. Riaccendi con la tua fiamma il suo lucignolo fumigante, il giorno in cui si spegnerà la tua candela sarà la sua a farti luce.
«Lo Stato al Parco Verde non c’è» ha detto, nei giorni scorsi, il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca. Tristissima e contraddittoria considerazione. Il Presidente dei ministri, Giorgia Meloni, giovedì, con coraggio e determinazione, è venuta a renderlo presente, promettendo di intervenire con «mano potente e braccio teso» per riportare la legalità nella mia parrocchia. La ringrazio e attendo fiducioso. Ma non possiamo voltare pagina come se niente fosse, perché lo scempio perpetuato su due bambine da un gruppo di ragazzini ci chiama in causa. Troppo tenera era la loro età perché potessero discernere il bene dal male senza precipitare nel male come in una trappola lasciata incustodita.
Vorrei chiedere la carità ai signori delle città campane, e non solo, operai o ricchi professionisti, industriali e commercianti, di non venire più al Parco verde a comprare droga. Questo immondo, miserabile, criminale commercio che lacera i miei ragazzini cesserà del tutto solo quando ci risparmierete le vostre indesiderabili visite. Sogno, altresì, il giorno in cui a tutti i bambini sarà impedita la possibilità di accedere ai siti pornografici. E allora i piccoli ai quali abbiamo rubato l’innocenza potranno ritrovare la voglia e la gioia di ritornare a scuola e imparare – lentamente, serenamente, dolcemente – a diventare uomini.
Speriamo che l’Italia abbia appreso la lezione. Non conviene creare i ghetti. Non conviene allo Stato far proliferare “zone franche” e lasciarle poi nelle mani di piccoli o grandi mafiosi. Non conviene fingere di non vedere il male. Conviene alla politica italiana riprendere in mano la Costituzione ed esserle fedele. Conviene – e tanto – poi per noi cristiani, mettere in pratica il Vangelo e amare gli altri come noi stessi.