Opinioni

Il sonno e la morte. Tra cielo e terra il sogno di una notte di mezza estate

Antonio Mazzi sabato 12 agosto 2023

Ieri sera, distrutto e convinto di non essere catalogato tra i giusti, mi sono seduto sulla poltrona sulla terrazza e tutto mi è diventato un po’ più chiaro. Mi sono riappacificato. I miei occhi – le finestre dell’anima, dell’infinito – si sono spalancati e il “là”, che era laggiù, che congiungeva il cielo con le montagne, è entrato in me. Me lo sono sentito dentro fisicamente, realmente, tanto dentro!

E allora, se è vero che mi porto dentro la congiunzione del mondo col cielo, sarò vivo per sempre. Perché non occorre andare di là, altrove. Non occorre inventare paradisi, luoghi da favola. È tutto qui!

Mondo, cielo, tempo, eternità, luogo e luoghi. Dio e uomini, pianeti e strade, notti e giorni. È tutto lì! Meglio, è tutto qui! Pazzia? Doppia diagnosi? Sognatore? Ho superato anche la scala di Giacobbe. È possibile portarsi dentro il cielo perché il cielo vero non è quello che abbiamo inventato noi. Paradiso, Purgatorio, l’altro mondo.

Arrivata la notte a fatica mi sono trascinato verso la camera e lì, mi sono addormentato. O meglio ho continuato a sognare e mi è accaduta un’altra cosa, ancora più fantastica. Sto diventando matto? Anzi, mentre prima dubitavo, adesso non dubito più, sono matto, ma un matto strano e vero! Vi racconto.

Durante la notte, mentre aspettavo il sonno, ho risolto il problema della notte. Il sonno è straordinario. Durante la notte, mentre si dorme, tutto scompare e tutto rimane. Dentro, anche se dormo, il mondo che amo è vivo.

A me interessa che dentro lì, dentro me dormiente, siano vivi tutti quelli che ho amato, amo e amerò.

Che gli altri che dormono mi tengano dentro tutto, mi custodiscano dentro, vivo, con tutto quello che ho dato e che potrò dare. Ha ragione il Vangelo: «Non è morto, dorme». Sconvolgente! Trovare in una sera, senza usare la testa, la fede, l’esperienza, nel modo più infantile e semplice la soluzione alle domande più delicate e importanti.

Non avrei mai pensato che, da sempre, mi portavo dentro le risposte che andavo, con affanno, tristezza e ansia, cercando sui libri, nei personaggi che se ne intendono, negli esercizi spirituali, nei luoghi più storici e più carichi di tutte le domande del mondo.

Così è sparita la nostalgia, la solitudine, la paura di quella data. Credevo che fosse roba da esegeti e da teologi, quando mi spiegavano alcune frasi: «Sarò con voi. Vi mando lo Spirito. Io e voi siamo una cosa sola. Quando vi unite c’è corpo, anima, infinito e siamo tutti immortali, il corpo diventa il tabernacolo della vita che contiene tutti gli amori, rende immortali».

Ai tempi Cristo è andato a tirar fuori Lazzaro ma è stato così male che, dopo, ha inventato la risurrezione. Signore, ti ringrazio. Forse, adesso, quando penso alla tua chiamata ormai vicina, penso anche alla tua invenzione. Noi chiamiamo morte ciò che è vita più vera. D’altra parte la natura non muore e non risorge da sempre e per sempre?

Quando mi sono svegliato, ero ancora mezzo vestito, quasi sdraiato... e ancora sognante. A occhi aperti.

(Sapienza 3,1-6)

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