«A volte è difficile trovare una ragione per ciò che appare solo come un ostacolo da superare o anche come prova... da sopportare. Ma la fede e la ragione ci aiutano a vedere un orizzonte oltre noi stessi per immaginare la vita come Dio la vuole. L’amore incondizionato di Dio... mira a un significato e a uno scopo per ogni vita umana. Il suo è un amore che salva». E ancora: «Ognuno di noi è un pellegrino. Siamo tutti proiettati in avanti, risolutamente, sulla via di Dio. Naturalmente, tendiamo poi a volgere lo sguardo indietro al percorso della vita – talvolta con rimpianti e recriminazioni, spesso con gratitudine ed apprezzamento – ma guardiamo anche avanti – a volte con trepidazione o ansia, sempre con attesa e speranza, sapendo che ci sono anche altri ad incoraggiarci lungo la strada». Sin da queste frasi pronunciate da Benedetto XVI nel toccante incontro con i giovani disabili accolti dalla Chiesa cattolica giordana nel Centro «Regina Pacis» di Amman, si avverte che con questo viaggio in Terra Santa tornano, incisivi, i giorni degli appassionati incontri e le notti della trepidazione (una parola questa che spesso ricorre nei discorsi papali, segno di un cuore indomito e insieme incline alla tenerezza). Già dalle prime battute traspare la trama sulla quale il Papa intende tessere, giorno a giorno, il proprio pellegrinaggio; all’instancabile invito alla pace basata su «posizioni realmente ragionevoli» e alla riconciliazione tra popoli e religioni diversi si aggiunge e si aggiungerà il pressante proposito di incoraggiare la comunità cattolica della regione e di ricordare alla Chiesa universale e al mondo intero che lì sono le radici della storia cristiana. «Vengo in Giordania come pellegrino, per venerare i luoghi santi... e avrò la gioia di benedire le prime pietre delle chiese che saranno costruite sul luogo tradizionale del Battesimo del Signore» è un passaggio del primo discorso di ieri, che allargando l’orizzonte così prosegue: «La libertà religiosa è certamente un diritto umano fondamentale ed è mia fervida speranza e preghiera che il rispetto per i diritti inalienabili e la dignità di ogni uomo ed ogni donna giunga ad essere sempre più affermato e difeso, non solo nel Medio Oriente». Ma la libertà religiosa, pur irrinunciabile, e fondamentale, è soltanto una parte della desiderabile coesistenza pacifica tra i popoli. E infatti Benedetto XVI, che già sull’aereo che lo portava ad Amman aveva insistito con i giornalisti sull’importanza del «dialogo trilaterale tra le tre religioni monoteiste», giunto a terra esprime il suo «profondo rispetto per la comunità musulmana » e rende omaggio al «ruolo guida » di re Abdallah II nel «promuovere una migliore comprensione delle virtù proclamate dall’Islam». Ma non basta. Citando il Messaggio di Amman (2004) dice che «queste nobili iniziative hanno ottenuto buoni risultati nel favorire un’alleanza di civiltà fra il mondo occidentale e quello musulmano, smentendo le previsioni di coloro che considerano inevitabili la violenza e il conflitto». Dunque, il Papa guarda, e invita tutti a guardare, in quello che può essere considerato il passaggio più squillante del primo giorno in Terra Santa, al «ruolo centrale svolto, nelle rispettive tradizioni religiose, dal comandamento dell’amore»; e spera vivamente che «questa visita e tutte le iniziative programmate per promuovere buone relazioni fra cristiani e musulmani possano aiutarci a crescere nell’amore verso Dio Onnipotente e Misericordioso, come anche nel fraterno amore vicendevole». Si avverte una nota profetica in queste parole del pellegrino che «diversamente da quelli di un tempo non porta regali od offerte » ma «semplicemente un’intenzione, una speranza» di pace. Ancora una volta egli prega e chiede la preghiera di tutti per «la conversione dei cuori». Perché, parola di Papa, «anche quelli induriti dal cinismo o dall’ingiustizia o dalla riluttanza a perdonare non sono mai al di là del raggio d’azione di Dio».