Il direttore risponde. Terra dei fuochi, cambiare si può
Caro direttore,
le scrivo per dirle grazie! Centomila volte grazie da parte di ognuno di noi che ha marciato per le vie di Napoli cercando ancora una volta di farsi ascoltare. Il servizio che "Avvenire" ha dedicato alla nostra manifestazione del 16 novembre, contro chi ha e sta ancora avvelenando la Campania, è stato il più esauriente, chiaro e concreto tra tutti quelli che abbiamo letto. Ancora grazie, per oggi e per tutti i mesi trascorsi, per come ci siete stati vicini, per i vostri fantastici inviati, giornalisti che riescono veramente a fare «cronaca con l’anima». Quando l’8 luglio del 2012 le scrivemmo perché eravate i soli che ci prestavano attenzione e la pregammo di continuare ad aiutarci, lei ci rispose sorprendendoci: si scusò per aver avuto nei nostri confronti «un’attenzione intermittente» e si impegnò a continuare ad aiutarci. E lo ha fatto davvero: da quel giorno non ci avete più lasciati e noi le siamo riconoscenti, perché è grazie al vostro immenso lavoro di questi mesi se l’opinione pubblica ha cominciato a interessarsi ai nostri problemi. Io insegno in una scuola per l’infanzia di Caivano dove i bambini oltre ai veleni respirano lo stress quotidiano dei genitori che non sanno cosa far mangiare ai propri figli per non avvelenarli, bambini che partecipano alle marce per la vita consapevoli di quello che stanno facendo. Uno di loro, 3 anni, ha un neuroblastoma, un raro tumore (da noi i tumori sono tutti rari); i piccoli amichetti sentono che c’è qualcosa di grave e non si sorprendono delle lunghe assenze. Noi viviamo solo con la speranza che tutto questo un giorno finirà, se non per noi almeno per i nostri bambini: è anche a nome loro che io la ringrazio. Non perderemo la speranza; qualcosa sta cominciando a cambiare e lo dobbiamo anche a tutti voi.
Maria Grimaldi, Caivano (Na)Gentile direttore,
le scrivo a proposito dei servizi di "Avvenire" sulla "terra dei fuochi". Quando nessuno ne parlava e parlarne sembrava una cosa addirittura rischiosa, quando l’evento «non faceva notizia», lei ha insistito e ci ha difeso rischiando professionalmente e mettendoci a disposizione la sua testata con i suoi inviati speciali. In questi giorni "fiumeinpiena" è su tutti i giornali e non c’è rete televisiva che non abbia mandato in onda un programma dedicato allo scempio che lei denuncia ormai da tanto tempo. Sono sicuro che anche questo è servito a dare coraggio al nostro amatissimo padre Maurizio che molte volte, guardandosi intorno in cerca di uno sguardo amico per attingere più forza, non aveva incrociato il volto di qualcuno su cui contava. La ringrazio a nome mio e di tutta la mia famiglia. La Madonna che non si fa vincere in generosità ricompensi lei e i suoi colleghi cento volte tanto.
Alfonso Rocco Saviano
Caro direttore,
sono una mamma della "terra dei veleni", e faccio parte della comunità San Paolo Apostolo, Parco Verde. È la comunità di padre Maurizio, il mio amato parroco, un "povero prete" come si ama definire, innamorato di Dio e a servizio degli ultimi. Le scrivo per ringraziarla per l’attenzione e la sensibilità che da luglio 2012, con il giornale "Avvenire", ha mostrato nei confronti del nostro dramma. Un dramma che ci attanaglia e ci rende la vita impossibile, ma non ci impedisce di lottare. A Napoli, sabato 16 novembre, ce ne è stata la dimostrazione: con sdegno e speranza eravamo in migliaia in piazza. Tante gocce d’acqua che hanno contribuito a far straripare il "fiume in piena" che non si fermerà e imperterrito continuerà il suo percorso di lotta e di verità. Grazie mille ai suoi colleghi giornalisti, Toni Mira e Pino Ciociola, che sono sempre in prima linea con i loro articoli e continuano a mantenere viva l’attenzione di tutti sulla Campania avvelenata. Con stima e riconoscenza, una caivanese, una napoletana, una campana, un’italiana, che ama il proprio Paese e chiede giustizia e dignità.
Amalia Grimaldi, Caivano (Na)
Caro direttore,
vivo in un paese a sud di Caserta, nella "terra dei fuochi", sono sposato con Lidia e abbiamo tre bellissime figlie di 17, 15 e 13 anni: la prima, Cristina, è nostra figlia biologica, la seconda e la terza Thais e Vanessa sono adottate (dal Brasile, 6 anni fa). Noi tutti vogliamo ringraziare per l’interessamento che lei e il suo giornale da più di un anno ci dedicate "costringendo" anche altri giornali a parlarne. Vorrei ringraziarla anche per i suoi colleghi, che sono diventati parte della nostra comunità: Pino Ciociola e Antonio Maria Mira. Io sono ministro straordinario dell’Eucarestia nella parrocchia san Paolo apostolo con il nostro amato padre Maurizio. Sabato a Napoli eravamo in tanti a gridare il nostro "basta". Se siamo arrivati a questi risultati e anche grazie al suo aiuto. Ancora grazie a lei e a tutto "Avvenire": fate parte della nostra grande famiglia.
Pasquale D’Ambrosio, Orta di Atella (Ce)
Caro direttore,
ringrazio ancora una volta "Avvenire" per quanto sta facendo per la "terra dei veleni" da quasi un anno e mezzo, con un’inchiesta giornalistica davvero unica per incisività, e con un ruolo costante e attivo nella divulgazione coraggiosa, onesta e veritiera delle notizie relative ai territori compresi tra Napoli e Caserta. Con gioia immensa desidero rendere partecipe lei e i lettori, di una notizia per me splendida: pochi giorni prima del "fiume in piena" di Napoli, ritornando da una visita in ospedale, ho ricevuto una lettera del Santo Padre! Due mesi fa gli avevo scritto la lettera, nella quale gli parlavo della "terra dei veleni" e gli chiedevo preghiere per il nostro popolo. Ora, attraverso la segreteria di Stato mi sono arrivate le parole e la benedizione di papa Francesco. Forse le cose possono davvero cambiare, e devono farlo.
Vincenza Cristiano
Certo le cose possono cambiare, e lo devono. Per questo non ci siamo stancati di starvi accanto, cari amici, amplificando le vostre vite, le vostre battaglie, il vostro dolore, il vostro coraggioso e lucido "fare rete", la vostra speranza. Quella stessa speranza che è alimentata dai vostri pastori, che davvero – come dice Francesco – «hanno l’odore delle pecore», e poi dallo stesso Papa con parole e gesti preziosi di attenzione e di vicinanza. Quella stessa speranza che, a nostra volta, abbiamo sempre cercato di sostenere e che, attraverso le vostre lettere e le corrispondenze dal campo di don Maurizio Patriciello, ci ha sostenuto quando anche per noi la salita si è fatta più dura: scrivere per mesi e mesi praticamente da soli della "terra dei fuochi" ci faceva sentire strani e persino a disagio, quasi fossimo dei "fissati" e degli "allarmisti" (come a qualcuno è parso giusto affermare e scrivere). Poi, appunto, le cose hanno cominciato a cambiare. Ne siamo contenti. Ci piace stare in compagnia. Ci piace che le stesse lettere che ci avete a più riprese inviato, che i vostri bambini hanno spedito a noi e al capo dello Stato, arrivino ora anche sulla prima pagina di altri giornali e in televisione, che parlino ad ancora più gente. Ci piace che le notizie "made in Usa" sull’acqua della Campania, che abbiamo già pubblicato e ripubblicato assieme ai dati e alle analisi non meno allarmanti raccolti da italianissimi e attendibilissimi "Medici per l’ambiente", diventino con ancora più forza un indice puntato sulle insostenibili leggerezze di chi sarebbe tenuto a vegliare sulla sicurezza (anche alimentare) dei cittadini. Ma soprattuto ci piace vedere che tantissima gente ha aperto gli occhi sull’immane scandalo di uno splendido pezzo d’Italia abbandonato alla stretta mortale della camorra e dei suoi complici "per bene", sull’intollerabile condizione di una terra nella quale morire avvelenati non era ormai più una notizia. A questo serve il nostro mestiere. A far aprire gli occhi. E a dare una mano perché le cose cambino.