il direttore risponde. Abbiamo da fare qualcosa di civile. E di molto bello
La lingua batte dove il dente duole, e da qualche annetto in Italia la pressione fiscale soprattutto (ma non solo) sulle case si sta facendo sentire come mai prima. Ma andiamo per ordine. Comincio da lei, caro Giovanni. Faccio due conti, e concludo che ha cominciato a “controllare” Avvenire (e quello che io ci scrivo su) da quando aveva poco più di 12 anni... Complimenti! Per la bella attenzione e, anche, per la tenacia. Grazie, poi, per le sue rapide e incoraggianti notazioni sul nostro modo di raccontare lo straordinario e niente affatto unidimensionale mondo dello sport. Ma non si stupirà se le dico che trovo particolarmente stimolante la sua ultima battuta, quella sulle tasse che «sono giuste, ma non sono bellissime», che so riferita a un passaggio della mia risposta del 17 dicembre scorso al signor Ramadoro, tartassato padre di quattro ragazzi, che aveva inscenato il “licenziamento” dei suoi stessi figli per protestare contro le follie fiscali che penalizzano chi si sposa e, appunto, diventare padre e madre... Beh, caro amico, intendevo e intendo dire che le tasse in una democrazia sono «una cosa bellissima» perché servono la giustizia sociale, dunque lo sono in quanto sono pensate e sentite dalla gente non solo come utili, ma anche come frutto di una precisa intenzione “perequativa”. E poi, caro amico, mi chiedo: come potrebbe un cristiano nell’Italia di oggi non considerare «bellissime» tasse che abbiano il dichiarato obiettivo di procedere a una seria riduzione del debito pubblico e di accompagnare altrettanto serie azioni anti-sprechi? Qui entra in ballo il lucido e sconsolato ragionamento del professor Boero. Oggi, infatti, è proprio difficile far sentire alla nostra gente la giustezza e la bellezza dello sforzo da compiere per rimettere in carreggiata l’Italia. Ogni errore della macchina amministrativa e di governo pesa davvero tanto nel giudizio e, prima ancora, sulla vita quotidiana dei cittadini. Eppure io continuo ad avere fiducia. Credo che questo sia il tempo buono per “risalire” la china. E so che una rinnovata coscienza civica è premessa essenziale per questo sforzo comune. Ognuno, nessuno escluso, può e deve fare la propria parte. Anche pagando le tasse. E chiedendo conto, passo passo, a chi ci rappresenta e governa di come impiega le risorse di tutti. Sì cari, amici, tra molte difficoltà abbiamo da fare per noi stessi e i nostri figli qualcosa di civile, e di molto bello.