Opinioni

Il direttore risponde. Tariffe editoriali, battaglia di libertà

martedì 26 ottobre 2010
Caro direttore,giovedì 21 ottobre abbiamo appreso tutti con viva soddisfazione della firma del decreto sulle tariffe postali. Dal primo aprile scorso molti di noi, settimanali diocesani, assieme a voi di Avvenire e ad altre migliaia di testate in Italia, stavano soffrendo per l’incremento dei costi di spedizione in abbonamento postale. Il governo aveva azzerato le agevolazioni e così tutti ci siamo ritrovati con aumenti dei costi di almeno il 120 per cento, per non parlare del settore non profit penalizzato con incrementi del 500 per cento. Una situazione che nel volgere di una sola notte (a molti apparve un pesce d’aprile) creò moltissimi problemi alle nostre testate. Con la campagna abbonamenti chiusa da tempo, ci è toccato fare i conti con maggiori costi non preventivati. Un colpo terribile alla libertà di stampa. Per sopravvivere, infatti, in molti casi i nostri giornali hanno dovuto apportare drastiche riduzioni di pagine e di uscite. In pratica, e sotto altra forma, si è trattato di una sorta di censura alla libera circolazione delle idee. Credo sia importante ribadire in ogni occasione i motivi per cui esistono le agevolazioni postali e i contributi all’editoria. Se si smarrisce la cornice in cui si inseriscono questi provvedimenti, si perde di vista l’obiettivo: l’intervento dello Stato è nato ed esiste per favorire il pluralismo nell’informazione, un bene prezioso per una democrazia moderna. L’informazione ha bisogno di essere libera per esercitare il suo indispensabile ruolo nella nostra società che appare sempre più disumanizzata. Questo vale anche e soprattutto per quei mass media come i nostri che danno voce al territorio e hanno un legame particolare con la gente. È bene ricordare che questo stretto rapporto con le mille città di questo Paese non si è realizzato da un giorno all’altro. Si tratta di una storia che ha avuto inizio, in molti casi, dalla fine dell’Ottocento. È stata per lunghi tratti anche gloriosa. Merita di essere sostenuta, non con privilegi di casta, ma per favorire quell’opinione pubblica che desidera un’informazione non omologata, di certo fuori dagli schemi. Grazie per quello che Avvenire ha messo in campo in questi mesi spiegando le buone ragioni della battaglia che è stata condotta. E grazie, soprattutto, per le dieci puntate dell’inchiesta titolata con grande efficacia "delitto mediatico". Con amicizia e stima.

Francesco Zanotti direttore Corriere Cesenate

Grazie a te, caro direttore Zanotti. E grazie a tutti gli altri amici che fanno e dirigono le testate del territorio – nella stragrande maggioranza dei casi di storica e attualissima ispirazione cattolica – e che hanno stretto i denti e sfidato la gelata senza precedenti che con l’esplosione delle tariffe postali per i prodotti editoriali si era inopinatamente scatenata la scorsa primavera sul mondo della carta stampata, colpendo anche le pubblicazioni delle associazioni e delle Ong, nonché tante editrici librarie (soprattutto medie e piccole). Noi di Avvenire, interpretando i problemi di tutti, abbiamo contribuito ad amplificare la voce delle vittime incolpevoli e a sottolineare – facendo parlare realtà e numeri eloquenti – un problema drammaticamente posto e, per le prime settimane del suo rovinoso dispiegarsi, inspiegabilmente e rischiosamente minimizzato e sottaciuto. Siamo contenti di averlo fatto, svegliando qualche distratto, sostenendo chi aveva idee chiare e un’esatta percezione del pericolo, informando chi ha responsabilità e potere d’intervento (ma non aveva, probabilmente, tutti gli elementi per cogliere la portata di quello che stava effettivamente succedendo). La libertà di stampa, la ricchezza delle voci, l’importanza della “presenza” non sono beni da difendere solo quando diventano slogan e bandiera (o foglia di fico) dei soliti noti. Ricambio di cuore, caro Francesco, stima e amicizia. E grazie ancora per aver esemplarmente tenuto duro, per aver sempre parlato chiaro e per aver voluto sottolineare, anche qui, oggi, la buona battaglia nella quale si sono impegnati i giornalisti di Avvenire. Auguri affettuosi di buon lavoro.