L'era del Cavaliere e il cattolicesimo. Tanti intrecci e la frattura
Silvio Berlusconi ha indubbiamente segnato la storia italiana. Ma la sua è stata una figura controversa. Gli italiani si sono divisi, molti lo hanno sostenuto entusiasticamente e molti altri lo hanno osteggiato duramente. Berlusconi ha diviso anche i cattolici. Già prima della sua “discesa in campo”, nel 1990 il blitz governativo a favore delle televisioni berlusconiane provocò le dimissioni di quattro ministri della sinistra democristiana. Alle elezioni del 1994 – in cui non si presentò, per la prima volta dal 1946, la Democrazia cristiana che per cinquant’anni aveva rappresentato l’unità politica dei cattolici – Berlusconi ne attirò molti nel centro-destra, facendo leva su un anticomunismo ancora diffuso in Italia malgrado la dissoluzione del blocco sovietico. Quelle elezioni mostrarono che l’erede della Dc, il Partito popolare, era lontano dalla possibilità di riunire nuovamente tutto il cattolicesimo italiano. Per la presidenza della Cei, allora guidata dal cardinale Camillo Ruini, non era più il caso di sostenere una formazione politica “dei cattolici”.
Anche negli anni successivi, Berlusconi continuò a rappresentare uno dei principali motivi di divisione in campo cattolico. Ci fu chi ritenne che si potesse “addomesticare” il leader di Forza Italia e farne l’interprete di una politica “cattolica”, ma tale tentativo provocò un deciso rigetto da parte di molti esponenti storici della Dc confluiti nel Partito popolare. Nel complesso, tutti gli sforzi dei cattolici per orientare il centro-destra berlusconiano sono falliti: Berlusconi non si è mai fatto piegare a una politica che non coincidesse con la sua persona, i suoi interessi e le sue scelte.
Ciò ha confermato l’antiberlusconismo dei cattolici nel centro-sinistra, molti critici nei suoi confronti tanto da vedere in lui non solo un grave pericolo per la democrazia ma anche un fattore di corruzione morale della vita pubblica.
Pur spingendo i cattolici verso una posizione subordinata e scarsamente rilevante – la sua iniziativa ha rappresentato l’opposto di una affermazione cattolica alla guida del Paese come quella rappresentata dalla Dc dopo il fascismo – ha continuato ad attirare i loro voti. Berlusconi è anche diventato un interlocutore privilegiato della Cei, soprattutto in relazione a battaglie in tema di famiglia o su questioni bioetiche. Ha giocato molto in questo senso un’enfasi crescente posta sui cosiddetti “valori non negoziabili”. E ha pesato pure la difesa di alcune garanzie fiscali applicate a beni ecclesiastici (c’è chi ha parlato in questo senso di “neogentilonismo”). Ne è scaturita una sorta di polarizzazione del campo cattolico. Il bipolarismo politico della Seconda repubblica ha assunto per certi aspetti la fisionomia di un “bipolarismo etico” – secondo cui i cattolici non potevano non collocarsi stabilmente nel centro-destra – sostenuto dagli uni e respinto dagli altri.
Ma l’immagine di difensore di valori morali stava troppo stretta a Berlusconi. I suoi atteggiamenti verso le donne – specialmente giovani – e i suoi comportamenti in una vita privata divenuta fin troppo pubblica hanno suscitato disagi, perplessità e critiche anche in campo cattolico. Diversi di coloro che – anche senza ostilità nei suoi confronti – hanno espresso dubbi su tali atteggiamenti sono stati duramente contrastati. Ma tra i cattolici il malessere si è diffuso sempre di più, alimentando una protesta che – aggiungendosi alla grave situazione dell’economia italiana attribuita alle sue scelte di governo – ha contribuito alle sue dimissioni. Nell’incontro di Todi dell’ottobre 2011 molti esponenti del mondo cattolico presero definitivamente congedo da Berlusconi. Nell’ultima fase del suo percorso politico, tuttavia, questi ha mostrato un avvicinamento al Partito popolare europeo e un riconoscimento dell’importanza dell’europeismo – verso cui i cattolici sono da sempre molto sensibili – che in precedenza non aveva manifestando, mostrando ad esempio molta freddezza verso un’importante conquista dell’integrazione europea: l’introduzione dell’euro. La vicenda di Berlusconi e quella del cattolicesimo italiano si sono dunque intrecciate più volte per oltre un trentennio, con effetti tra loro contrapposti ma senza che ci sia mai stato un vero incontro.