Per alcuni – compresi alcuni media di gran nome – appaiono cifre da snocciolare come prova di un traguardo raggiunto. Per noi solo i tristi dati di tante piccole e grandi sconfitte. Non solo personali. Perché dietro una storia d’amore che si sbriciola c’è sempre un baratro di sofferenze che s’allarga a cerchi concentrici e coinvolge insieme alla coppia, figli, famiglie d’origine, amici e colleghi. Ecco perché ci è sembrato un po’ fuori luogo il tono soddisfatto con cui alcuni osservatori hanno salutato i numeri (s)confortanti (l’iniziale dipende dai punti di vista) degli addii celebrati nei vari Comuni italiani durante i primi trenta giorni dall’entrata in vigore del divorzio facile: 50 a Roma, 37 a Genova, 27 a Bari. "Che bello, tutto veloce e indolore". Abbiamo più volte espresso la nostra opinione sulla legge che, in assenza di figli e di dispute patrimoniali – che desolazione questo accostamento –, permette di sancire definitivamente la fine di un matrimonio davanti all’ufficiale di Stato civile. Ferma restando la necessità di riformare la nostra cattiva legge sulla separazione, una società che decide di derubricare il gesto finale di una storia d’amore a semplice atto amministrativo getta una luce simbolicamente negativa sull’intero percorso matrimoniale. Manda infatti un messaggio di disinteresse pubblico per una scelta che dovrebbe invece essere guardata con attenzione e preoccupazione, perché profondamente intrecciata alle radici e alle prospettive della società stessa. Osservando in questi giorni l’elevato afflusso di candidati al divorzio negli uffici dell’anagrafe, qualcuno si è anche spinto a ipotizzare – quasi ad auspicare – un crescendo costante degli addii anche nei prossimi mesi. Dai circa 50mila divorzi dello scorso anno a 60, 70mila e più. Chissà. Al di là della fondatezza di queste previsioni, c’è davvero da rallegrarsi se con l’aumento del numero dei divorzi una società si parcellizza, si disgrega, si frammenta sempre di più? Invece di celebrare un presunto traguardo, che sa tanto di rivendicazione ideologica, non sarebbe il caso di cominciare a chiedersi come assorbire l’impatto di tante dissoluzioni che rendono più incerto e più povero il futuro di tutti?