Il direttore risponde. Tagli, armamenti e via della pace
Caro direttore,
vorrei fare una proposta per contribuire a uscire dalla crisi economica, o almeno alleviarla sensibilmente. Ci hanno già rubato la felicità: ora le prospettive rischiano di diventare di lotta per la sopravvivenza (più ancora che una presa di coscienza del deteriorarsi esponenziale della qualità della vita...). Che fare? Vi sono rimedi che conosciamo bene, ritenuti tendenzialmente efficaci, almeno in partenza, per migliorare la situazione: ma sono i sistemi di tassazione, sempre più numerosi, gravosi e feroci; al punto da apparire come farmaci dagli effetti iatrogeni, tali cioè da aggravare la malattia. Naturalmente, tutti vogliamo uscire da questa crisi. È questo lo scopo fondamentale che ci prefiggiamo. Ma quali i mezzi, anzi "il" mezzo decisivo per cambiare radicalmente le cose? L’unico realisticamente intravedibile per attuare in Italia una riforma strutturale (ossimoro ormai consueto), in altri termini per guarire o fare decisivamente migliorare il nostro Paese, è a mio avviso l’abolizione delle forze armate, una volta per tutte. Ed ecco perché lo sostengo. 1) L’Italia è come non avesse (mai avuto) un esercito. 2) Se non vi fossero state le spese militari dalla Liberazione a oggi, l’Italia si sarebbe trovata a fronteggiare l’attuale crisi economica mondiale nella veste di uno dei Paesi più ricchi del mondo. (Invece in questo momento si stanziano, tra l’altro, circa diciotto miliardi di euro per i cacciabombardieri F35, inutili all’Italia). 3) Se qualcuno temesse che senza forze armate l’Italia potrebbe essere tranquillamente invasa da altri Paesi (e non si vede, oggi, da chi), gli si potrebbe obiettare che accadrebbe esattamente lo stesso con un esercito comunque inadeguato come quello italiano. 4) L’Italia non ha mai saputo fare la guerra: per cui non si capisce a cosa può servirle un esercito. Disse Otto von Bismarck che «in ogni guerra futura, la sconfitta toccherà alla coalizione che avrà l’Italia come alleata». In conclusione, riguardo alla crisi, dobbiamo allora concentrare l’attenzione sul mezzo individuato per uscirne: l’eliminazione dell’esercito, nella consapevolezza delle miriadi di difficoltà da superare, a livello giuridico, pratico, politico, culturale. Serve di convertire il militare, a partire dalle spese, nel civile. (Quindi anche rafforzando corpi di prevenzione e soccorso interni, come quello dei Vigili del fuoco, il Corpo forestale, ecc. Comunque si vedano le cose, le Forze armate, soprattutto nella crisi attuale, sono un optional, un lusso che l’Italia non può (più) permettersi.
Gianni Bernardini, Università di SienaGentile direttore,
credo che debba al suo Editore di riferimento – Gesù Cristo – una risposta su un quesito che lei non ha ancora messo davanti al cuore e all’intelligenza cristiana dell’ex allievo dei gesuiti Mario Monti. Perché questi tagli alla Sanità e all’Istruzione e nessun taglio reale alla Difesa? Non mi si dica che i tagli alla Difesa non di possono fare perché se non andiamo con la Nato in Afghanistan o altrove nessuno compra i prodotti Finmeccanica. Se fosse così, i rapporti tra Stati sarebbero rapporti mafiosi e non tra Stati democratici… E quindi non ci credo. Allora perché? Perché si continua a finanziare la ricerca sul cacciabombardiere F35, che viene progettato con una integrazione umano-macchina che richiama con eco inquietante il racconto biblico di Adamo ed Eva e dell’albero della conoscenza? Perché questo continuo "andare dietro a satana"?