Anniversario. Sul K2, nello zaino di Lorenzo, c'è il sogno di un'Italia migliore
Le alpiniste alla partenza dal campo base
Da settant’anni la storia del K2 è indissolubilmente legata all’alpinismo italiano e tanti, piccoli ma importanti segni rinsaldano di continuo il nostro rapporto con la seconda montagna più alta della Terra. Conosciuta, appunto, come “la” montagna degli Italiani, da quando, il 31 luglio 1954, Lino Lacedelli e Achille Compagnoni misero piede sulla cima, primi uomini della storia. Coronando il sogno di riscatto e rinascita di un intero popolo, uscito stremato, appena dieci anni prima, dalla catastrofe della guerra e della dittatura fascista.
Nei giorni scorsi, i ghiacci del K2 hanno restituito lo zaino di Lorenzo Mazzoleni, caduto in discesa dalla cima il 29 luglio 1996. A trent’anni ancora da compiere, era già diventato uno dei migliori alpinisti di quel periodo e, con il suo esuberante entusiasmo, era il trascinatore dei Ragni della Grignetta, sodalizio alpinistico lecchese, il cui nome è legato a salite sulle principali montagne del globo. Nello zaino, Lorenzo portava anche i suoi sogni grandi, che non erano soltanto scalare le montagne ma cercare di rendere un po’ migliore questo mondo, attraverso tanti piccoli e preziosi gesti. La sua foto con il bambino nepalese è diventata il simbolo di un certo modo di intendere l’alpinismo. Una ricerca dell’avventura ma anche il tentativo di condividere, almeno per il tempo di una spedizione, la vita delle popolazioni locali. Un seme, quello piantato dal giovane Ragno lecchese, che ha dato e sta dando frutti proprio ai piedi dei giganti della Terra. In suo nome, è stato costruito un dispensario medico ad Askole, l’ultimo villaggio pachistano sulla strada per il K2, che da quasi trent’anni assicura assistenza sanitaria alle popolazioni locali. Un modo per perpetuare il ricordo attraverso la concretezza dell’impegno quotidiano. Un sogno di pace e fratellanza che continua.
E non è un caso che, a ritrovare lo zaino di Lorenzo, siano state le alpiniste della spedizione K2-70. Una compagine, tutta al femminile, sostenuta dal Club alpino italiano, che intende celebrare il 70° di quella prima, storica ascensione, portando sulla vetta una cordata di donne. Italiane e pachistane, unite per un obiettivo comune, capaci di superare barriere culturali e linguistiche per lanciare dagli 8.611 metri della cima, un messaggio di fratellanza universale. E proprio oggi la cordata in rosa ha tentato l'assalto alla cima, ma ha dovuto rinunciare per i malesseri accusati dalle alpiniste. (In vetta è arrivato un portatore d'alta quota della spedizione). Nel loro zaino queste donne (come Compagnoni, Lacedelli e Lorenzo Mazzoleni), custodiscono un sogno di pace che, dai ghiacciai eterni del Karakorum, vuole diffondersi in tutto il pianeta. Un messaggio di donne forti e coraggiose capaci di superare gli ostacoli della natura e di abbattere i pregiudizi con la tenacia delle genti di montagna. Un grido di speranza più alto delle barriere che, ancora oggi, dividono gli uomini e i popoli, anche nella nostra Italia. E che, viste dall’alto, sembrano ancora più ridicole e fuori dal tempo.